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Poi per molti giorni, come bracchi entrati sulla traccia, si mettevano fuori all'inchiesta i villani con forche e picche e moschetti e crocifissi tutto insieme, facendo gesti e schiamazzi, ridicoli se non fossero stati tremendi. Le selve si mutarono in armi. I coltelli delle chete mense, le benefiche falci erano travolte al misfatto.

117 Quanto più cerca ritrovar quiete, tanto ritrova più travaglio e pena; che de l'odiato scritto ogni parete, ogni uscio, ogni finestra vede piena. Chieder ne vuol: poi tien le labra chete; che teme non si far troppo serena, troppo chiara la cosa che di nebbia cerca offuscar, perché men nuocer debbia. 118 Poco gli giova usar fraude a se stesso; che senza domandarne, è chi ne parla.

Ma qual riposo mai, qual mai quïete Quinci innanzi, o infelice Ebe, a te resta, Se Amor, che ai passi tuoi tende la rete, fiero caso a la tua vita appresta? Come fil di corallo entro a le chete Onde germoglia Amor ne l'alma mesta; Amor sen vien furtivo e taciturno, Sen viene al cor qual ladroncel notturno.

Cadd'ella , ma non di fiori e d'erbe Guancial trovò sul molle suol proteso, le miti verbene e le superbe Rose andâr liete del vergineo peso: Ben ei l'amante Pellegrin le acerbe Forme accoglie su'l petto ansio ed acceso, E gli spiriti erranti in su le chete Labbra le avviva, e geme, e le ripete: Amiam, fanciulla, amiam: sia piano o monte, Sia valle o mar, vivrem l'un l'altro appresso; Non v'è serto miglior d'un bacio in fronte, Non v'è laccio miglior d'un primo amplesso; Ci specchierem dentro a la stessa fonte, Sognar potrem sovra il guanciale istesso; Come ad olmo consorte edera o vite L'alme unirem sovra a le bocche unite.

Or lisce e chete, or bieche, ispide, incolte Non pur turban le vie, ma i sensi e i cori: Inquiete, ansanti, curïose, folte Corron, s'urtan le turbe a' lor clamori. Sorgono a mille intorno a lor le stolte Menzogne alate e i pallidi Timori E il cieco Ardir, che ne l'error gavazza, E il Dubbio inerte, e la Discordia pazza.

Per molti giorni si procedette al solito, con buon vento, mare tranquillo, cielo sereno e dolce temperatura. Le acque erano così chete, che parevano di lago, e i marinai, riavutisi alquanto delle loro malinconie, si pigliavano spasso a nuotare intorno al bordo.

Passano lievi per la selva l'aure. Sospiran come cetere li alberi a torno, e ne 'l divin silenzio più gran dolcezza piovono. Oh de le antiche iddie presente spirito! Non quivi un giorno, in libero d'erbe e di fior profondo letto, giacquero donne possenti e amarono? Biancheggia entro le chete acque una statua, sommersa; le marmoree forme de 'l petto resupino, simili a chiusi fiori, emergono.

Fra le chete e fiorenti isole o ninfe, Cui bacia il flutto de l'icario mare, Passa il Genio de l'uom sovra gli abissi Tenebrosi de l'acque. Erto su l'ardua Prora egli sta: spazia fra l'onde e il cielo L'ala del suo pensiero; e per le ardenti Regïoni dei suoi sogni, vestita Di crescenti speranze e di fulgori Non toccati giammai, vede una sponda, Che, libera e temuta in fra le genti, L'ampia de la Ragione arbore edùca. Gallia ebbe nome un ; Francia l'appella L'abietta lingua popolar, ma schiva Com'è d'umili cose, ella a buon dritto Titol di capo assume e di cervello. Ivi la tenda ei pianter

Ma parliamo delle donne romane; e' non si può rivocare in dubbio, che in esse viva latente, e talora si palesi nella sua magnificenza il sangue della madre dei Gracchi e di Lucrezia; tra i miei ricordi noto come un mio amico passando per una contrada presso ponte Sisto di Roma vide due fanciulle bellissime intente a cucire panni in certa stanza terrena senza curarsi della pioggia di bombe, che mandavano i Francesi; di un tratto una bomba presso sfonda una casa, e cascata sul letto dove riposavano due vecchi gli ammazza; placide e chete esse lasciarono i lavori per recarsi a vedere che mai fosse successo, e ad apprestare soccorso; udito il caso funesto, levarono gli occhi al cielo e sospirarono: «pace all'anima loro!» e senza più parole tornavano a riprendere il compito interrotto.

Poi n'andarono chete a coricarsi; mentre Damiano, tornato nella sua stanza, accese la lucernetta sul tavolino di studio; e senza far romore, acciocchè lo credessero coricato, aperse i suoi cari volumi, che tante volte gli avevano popolato d'aeree, dolcissime visioni quella cameretta nuda, e fatto dimenticare le tediose cure della giornata; volse e rivolse fogli e quadernetti in cui era solito notar le più belle cose che leggeva e le memorie liete o malinconiche della sua fantasia; pagine semplici o poetiche che nessun cuore può intendere, altro che il cuore di chi le scrisse.