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Lo studio quotidiano finiva come doveva finire, con una brava dormita a gomitello. Dopo due ore di quella applicazione, il ragazzo sgattaiolava nella vigna, per far ora di pranzo. Usava per altro la precauzione di portarsi un libro sotto il braccio, per non lasciar credere che andasse a caccia di grilli, o, come più veramente era, in busca di fragole selvatiche.

Nino lasciò subito lo studio di Carlo e si affrettò a correre in via Senato dove, dalla partenza di Aldo in poi, Valeria abitava con Nancy e la piccina. Tutte e tre erano sul balcone ad aspettarlo, e gli fecero dei cenni di saluto non appena lo videro spuntare sul ponte di Sant'Andrea; Nino si affrettò traverso i Boschetti e salì a corsa le scale del numero 12.

Nel salotto non c'ero che io; io, in piedi, nell'atteggiamento nervosissimo dell'aspettazione, guardando dei quadri di cui conoscevo tutto, l'autore, il tema, il valore artistico, la provenienza, la data in un angolo. Geltrude, la cameriera, entrò dallo studio e mi disse: Il signore ha una visita; ma si sbrigher

Violet vi era andata quasi un'ora prima per farvi uno studio di acqua e di cielo. Prese i versi e mi ringraziò con un lungo sguardo mentre gli Steele consideravano il suo lavoro. Violet lo ha gi

«Ed egli a citarmi le cose più strambe, passando dagli amori di Arlecchino e Colombina, alla tomba di Giulietta; ricordando le situazioni più comiche, evitando a bello studio tutte le scene di passione. E ridevamo come due scolari in vacanza. Io gli chiesi: « Che cosa fanno stasera al Manzoni? « Non lo so, mi rispose; vado a vedere.

Lo studio di Cristoforo Colombo e de’ suoi piloti fu repentinamente interrotto da un grido d’allegrezza. Quel grido, ripetuto e rinforzato da molte voci, veniva dalla Pinta. L’almirante uscì tosto in coperta, e vide Martino Alonzo Pinzon, ritto sul castello di poppa della sua caravella, che alzava le mani al cielo, in atto di giubilo, gridando a squarciagola: terra! terra!

Due volte mi ero sorpreso, nel mio studio, con le mani giunte e gli occhi rivolti al cielo, in atto di ringraziamento e di preghiera; e, nonchè arrossire di un atto che contradiceva alle mie convinzioni filosofiche, non me n'ero nemmeno maravigliato. Stavo attorno a Fausta, in gioconda ammirazione di quel fragile corpo di donna che conteneva il misterioso germe, la mia speranza, la mia vittoria!

Mattia Corvino era entrato nel gabinetto di lettura di Aldo Rubieri. Lo scultore infatti non aveva soltanto uno studio, ma anche uno scrittoio. In faccia a qualche suo collega scapigliato Aldo aveva un gran torto quello di non odiare la coltura e la letteratura. La stanzina parata di rosso conteneva una bella libreria tutta piena di libri d'arte, di romanzi, e di poesie.

Ora Attilio, avendo il suo santuario davanti allo studio ov'egli passava quasi intera la giornata, molte volte fissava lo sguardo ad una finestra del primo piano ove Clelia lavorava colla madre, e donde la luce elettrica dell'occhio suo incontravasi quasi di concerto con quella del suo prediletto.

Un giorno, Damiano passava dalla fabbrica allo studio terreno del signor Natale, situato all'opposta parte del cortile, recando seco il libro giornale delle fatture, com'era la pratica, affinchè il principale lo rivedesse, innanzi di pagar le mercedi agli artigiani.