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Aggiornato: 3 maggio 2025
Poiché, se è vero che quindeci, venti anni adietro in Napoli si dava grana 118 insin a 125 per un scudo di oro di Roma, e per un scudo di lire sette e mezza di Fiorenza grana 112 insin a 116, e per un scudo di marche di Piacenza il simile di quel di Roma; e in quel tempo dice che il cambio era basso, e da dodici in quindici anni in qua il cambio è alterato, ché in Roma si è dato e dá il scudo d'oro e in Regno si riscote grana centotrentacinque, insin a 40 e 45, e il simile per il scudo di marche di Piacenza, e per il scudo di Fiorenza si riscote grana centoventicinque insin a centotrenta; il che si dice esser causa che ognuno che vorrebbe comprar robba porta denari per cambio e non in contanti, poiché per un scudo non potria riscotere piú di carlini tredici e per cambio ne riscote quattordici e piú, e cosí per il scudo di Fiorenza di lire sette e mezza, la cui valuta dice essere carlini dodici, ne riscote tredici: se tutto questo fusse vero, non occorreria disputare.
E il medesimo guadagno era prima col cambio alto e piú, poiché non è vero che carlini tredici si riscotessero per un scudo d'oro in Napoli, ma quattordici, e quattordici e mezzo fin a quindici, come si riscote; e, bassatosi, come esso dice, che si avria guadagnato carlini doi per scudo e non grana cinque, meno vi sono venuti scudi: prova evidentissima il detto guadagno non essere causa di farvi venire denari, per ragioni che si lasciano.
Lasciamo i capei lunghi a fila d'oro, la grana e il latte sulle guance misti. Avea negli occhi e ne' gesti un decoro da vincer tutti i fanciulli alchimisti. Vide Marfisa e fece il stupefatto, facendo un paio d'inchin moderni affatto. Fu quasi vinta a quel colpo Marfisa, e si trasse la maschera dal volto, asciugando il sudor di ch'ella è intrisa, con una leggiadria che piacque molto.
Si scerne di più dal diploma del 1272, che erano affidati alcuni a castellani col soldo di due tarì al giorno, altri a castellani scudieri col soldo di tarì uno e grana quattro, e vi erano consergî col medesimo stipendio, e servienti con grana otto al giorno. La maggior forza de' servienti, o vogliam dire soldati a pie', era nei 1272 nelle fortezze di Messina, Castrogiovanni, Cefalù, e Nicosia.
Divieto all'entrata de' carlini d'argento stranieri, perchè non si ravvilissero que' del governo, ai quali s'era fissato il valore di grana 12 per ciascuno. Diploma dato di Napoli il 1 giugno duodecima Ind. . Son lettere circolari per tutte le province, per le quali si destinano commissari regî sopra la esazione delle decime dei beni ecclesiastici.
Io non ho un tornese. Non si vorrebbe prestarmi questa somma sulla mia parola, nè sulle mie promesse. Vendendo quanto posseggo, non metto insieme dieci grana. I miei amici sono più miserabili di me... Bisogna dunque ch'io rubi? bisogna dunque ch'io uccida? Vi domando quella piccola somma a mutuo... Ascoltami, figliuolo: io non ho tempo da perdere. È mestieri che io vada in chiesa a cantar vespero.
E per li pertinaci si porta l'esperienza doppia per prova che la moneta di tutta l'Italia vaglia meno nelli Stati propri che in Regno, e all'incontro le monete di Regno vagliono assai piú in Regno che in altri luochi d'Italia, perdendo quasi diece per cento pertutto, e quelle d'Italia avanzando poco meno in Regno: che, portando moneta di Regno o in Roma o in Venezia o Fiorenza, non averá la ragione di grana diece per carlino, ma al piú nove; e all'incontro, portando la moneta di Venezia, Fiorenza, Milano e altri Stati, il scudo d'argento, che pertutto vale lire sette, che sono carlini diece e mezzo, in Napoli si vende undeci e undeci e mezzo al presente; sí che non vi è l'equalitá del prezzo, e pure non genera disordine alcuno.
«Levasi a lo mattin la donna mia ch'è vie più chiara che l'alba del giorno, e vestesi di seta Caturìa, la qual fu lavorata in gran soggiorno a la nobile guisa di Surìa», canta l'Antico nel poema adorno. «Il su' colore è fior di fina grana, ed è ornato a la guisa indiana; tinsesi per un mastro in Romanìa».
² Il marco secondo il Davanzati valeva scudi 65 di argento. ³ Il tarì amalfitano valeva grana 12.
Eccone un’altra: «Al reo o testimonio ristretto nei dammusi non si possa negare il pane in grana sei al giorno allorchè se gli somministra dai suoi congiunti o amici; se però il pane per la sua povert
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