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Appresso questo, conchiude al dubbio suo, dicendo: «Per che», cioè per non esserne degno, «se del venire», dove tu mi vuoi menare, «io m'abbandono», cioè mi metto in avventura, «Temo che la venuta», mia, «non sia folle», cioè stolta, in quanto male e vergogna me ne potrebbe seguire.

Ora, vedete, padre mio, quando io mi metto all'opera, risoluto di non contentarmi ad una vaga somiglianza, mi trovo subito impacciato, e mi accade che.... con tutte le migliori intenzioni del mondo... con tutti i più saldi propositi.

Il giovine innamorato guardava e taceva, assaporando la sua gioia, come la madre di Diana, quando contemplava la sua bella figliuola. Latonae tacitum pertentat gaudia pectus. Ne volete? disse alla perfine Giselda, sollevando lo sguardo verso il taciturno gaudente. Ve ne metto due all'occhiello. No grazie; rispose egli tra umile e malcontento. Ne vorrei una di quelle.

Ti metto forse paura? No! ripetè egli, che quella parola la sapeva dire per bene. E perchè dunque non vuoi venire con me? Perchè voglio stare con mia madre. Carino! E dov'è tua madre? È in casa. E dov'è la casa? Il marmocchio, stretto da tutte quelle dimande, non rispose più nulla. Prendi; entrò a dire Laurenti. Questo lo porterai alla mamma.

DON PAOLO e gli ALTRI. Don Paolo Non confondere il signor direttore coi santi. Lui, è un altro genere! Vannucci Don Paolo Io non ce li metto, mio caro: io ce li trovo. Vannucci (esasperandosi) A quell’et

Ecco, disse, come faccio il romanzo, Non lo faccio affatto. Lascio che si faccia da . Io non so inventare dei fatti; mi manca assolutamente questo genere di immaginazione. Se mi metto a tavolino per cercare un intreccio, una tela qualsiasi di romanzo, sto anche tre giorni a stillarmi il cervello, colla testa fra le mani, ci perdo la bussola e non riesco a nulla. Perciò ho preso la risoluzione di non occuparmi mai del soggetto. Comincio a lavorare al mio romanzo, senza sapere che avvenimenti vi si svolgeranno, che personaggi vi avranno parte, quale sar

Senti: io metto la mia vita nelle tue mani. Sarai il padrone. Sarai il marito, il vero marito; Piero non è, non sa essere, non può essere che un amante: ed è ciò che m'ha perduta. Guarda: a saper fare si fa di me tutto quello che si vuole; in fondo, sono buona.... sono anche onesta.... non sorridere.... ti dico la verit

Non temete, donna Livia, proseguì egli con dolore ed insieme con esaltazione; io non mancherò giammai alla promessa che vi ho fatta; riguardatemi senza timore come il vostro amico più devoto. Vedete che come tale vi riguardo, caro conte; non metto ora forse la vostra amicizia alla prova, ed a dura prova?

Dovrei dunque aspettare fino a quarant'anni a far le cose a modo mio, continuando intanto, come ogni misero figlio di famiglia, colla mia magra mesata che mi basta appena pei sorbetti e pei guanti? Ti compatisco; ma doversi ingollar una moglie.... Che importa? alla fine non ci metto gran pensiero: anzi, ti dirò in confidenza che sto per far contento il vecchio. Come? come, signorino?

Non dubitare, mamma; rispose il capitano Fiesco. Domattina mi metto a lavoro, e domani sera ne avrai un altro capitolo. Sai che la scrivo tanto volentieri. Ma che c'è? Visite ancora? Non ci sarebbe dunque più pace, a Gioiosa Guardia? Si sentiva infatti uno scalpitìo di cavalli nel cortile, su cui guardavano appunto le alte finestre della caminata. Polidamante fu mandato a vedere che diavol fosse.