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Veste con decoro e ricercatezza, ma all'antica, con sul capo una «spagnoletta» di merletto nero; mezzi guanti di seta, e lenti con lunga catenina d'oro.

Nora, intanto, si era messo il cappellino, i guanti, ed era pronta per uscire. Venite! mormorò fremente di collera lo zio Matteo. Datemi il braccio! e aggiunse a mezza voce: Svergognata! Il Casalbara fece un altro passo, come per avvicinarsi: poi si fermò. Signorina Eleonora, io... e non disse più niente. Che poteva offrire? Che poteva promettere?

E in fondo, m'annoiano, i filosofi in guanti; rispose Aloise. Hanno il cuor libero, e sta bene; ma ancora amano far pompa della loro libert

Su per le scale marmoree del palazzo Vivaldi era una luce vivissima. Numerosi servi in livrea e guanti bianchi stavano nella sala d'ingresso, che era pittorescamente ornata di fiori e piante tropicali, come le stufe dei nostri giardini.

Dove vai? disse il piccino. E subito soggiunse: Io vengo dalla scuola. Oggi la scuola è finita più tardi. Ora vado a casa. Ho i guanti: guarda. E le mostrò la mano inguantata, in cui serrava il quadrello. L'altra egli aveva ficcata nella saccoccia dei pantaloncini fino al gomito. La cavò lentamente e la levò, spiegata.

È il fattorino della Faré, quel gran negozio di guanti e di cravatte! esclamò la Gioconda coll'ammirazione che destava ancora, dopo tanto tempo, nella contadinotta della bergamasca il gran lusso di Milano. Non gli hai detto che lo zio è fuori? Sicuro, ma non importa. Ha ricevuto l'ordine di aspettarlo. Ma io ho fame! Ho fame! continuava a ripetere Nora. Importava tanto a lei dei tirolesi!

MALFATTO. E io starò alla finestra a despetto tuo, . PRUDENZIO. Bene veneritis. Che dite, magnifico? RUFINO. Che me guadagno della buona nova? PRUDENZIO. Voglio che ve lucrate, per amor nostro, un paro de chiroteche bene olenti. RUFINO. Che cosa sono queste che me volete dare? Fate ch'io ve intenda. REPETITORE. Un paro de guanti. RUFINO. Che guanti! che guanti! Io mi maraveglio de voi.

M'hai detto che è una testa quadra e un cuor libero; notò il duca di Feira; una specie di filosofo in guanti.

Pensava, intensamente e seriamente, a una cosa che le aveva detto sua figlia quella mattina stessa. Improvvisamente si alzò e li salutò. Permise ad Aldo di aiutarla a mettere il lungo mantello turchese, e di cercarle i guanti, e di andarle a prendere una vettura.

Ha forse una figlia inferma, un parente in agonìa, taluno de’ suoi che marcisce dentro una barella oscillante, sopra una gruccia complicata; forse porta egli stesso un male giallo e nascosto che rode la sua vecchia carne o gli scava l’incurabile anima; forse non è che un devoto, un pio, l’uomo dai guanti bianchi di buio cotone, con il solino di celluloide, il bracciale dei servi di Gesù...