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Aggiornato: 28 maggio 2025
MALFATTO. E io starò alla finestra a despetto tuo, sí. PRUDENZIO. Bene veneritis. Che dite, magnifico? RUFINO. Che me guadagno della buona nova? PRUDENZIO. Voglio che ve lucrate, per amor nostro, un paro de chiroteche bene olenti. RUFINO. Che cosa sono queste che me volete dare? Fate ch'io ve intenda. REPETITORE. Un paro de guanti. RUFINO. Che guanti! che guanti! Io mi maraveglio de voi.
L'antico sangue e l'opere leggiadre d'i miei maggior mi fer si` arrogante, che, non pensando a la comune madre, ogn'uomo ebbi in despetto tanto avante, ch'io ne mori', come i Sanesi sanno e sallo in Campagnatico ogne fante. Io sono Omberto; e non pur a me danno superbia fa, che' tutti miei consorti ha ella tratti seco nel malanno.
L’antico sangue e l’opere leggiadre d’i miei maggior mi fer sì arrogante, che, non pensando a la comune madre, ogn’ uomo ebbi in despetto tanto avante, ch’io ne mori’, come i Sanesi sanno, e sallo in Campagnatico ogne fante. Io sono Omberto; e non pur a me danno superbia fa, ché tutti miei consorti ha ella tratti seco nel malanno.
L'antico sangue e l'opere leggiadre d'i miei maggior mi fer si` arrogante, che, non pensando a la comune madre, ogn'uomo ebbi in despetto tanto avante, ch'io ne mori', come i Sanesi sanno e sallo in Campagnatico ogne fante. Io sono Omberto; e non pur a me danno superbia fa, che' tutti miei consorti ha ella tratti seco nel malanno.
MALFATTO. Vedi ch'io non ci voglio venire e che piú presto me ne voglio andare a spasso per farte despetto. CURZIO. Oh quel giovane! MALFATTO. Vederemo chi sará piú poltrone, o lui o esso. CURZIO. Olá! Non odi? MALFATTO. Me chiamate io, voi? CURZIO. Sí, chiamo. Vien qua, ché ti voglio parlare. MALFATTO. O venite qua voi, ché te aspettarò. CURZIO. Ascolta solamente doi parole.
L’antico sangue e l’opere leggiadre d’i miei maggior mi fer sì arrogante, che, non pensando a la comune madre, ogn’ uomo ebbi in despetto tanto avante, ch’io ne mori’, come i Sanesi sanno, e sallo in Campagnatico ogne fante. Io sono Omberto; e non pur a me danno superbia fa, ché tutti miei consorti ha ella tratti seco nel malanno.
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