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Ma tale uccel nel becchetto s’annida, che se ’l vulgo il vedesse, vederebbe la perdonanza di ch’el si confida: per cui tanta stoltezza in terra crebbe, che, sanza prova d’alcun testimonio, ad ogne promession si correrebbe. Di questo ingrassa il porco sant’ Antonio, e altri assai che sono ancor più porci, pagando di moneta sanza conio.

A questa voce vid'io piu` fiammelle di grado in grado scendere e girarsi, e ogne giro le facea piu` belle. Dintorno a questa vennero e fermarsi, e fero un grido di si` alto suono, che non potrebbe qui assomigliarsi; ne' io lo 'ntesi, si` mi vinse il tuono. Paradiso: Canto XXII Oppresso di stupore, a la mia guida mi volsi, come parvol che ricorre sempre cola` dove piu` si confida;

Or per empierti bene ogne disio, ritorno a dichiararti in alcun loco, perché tu veggi così com’ io. Tu dici:

quando Icaro misero le reni sentì spennar per la scaldata cera, gridando il padre a lui «Mala via tieni!», che fu la mia, quando vidi ch’i’ era ne l’aere d’ogne parte, e vidi spenta ogne veduta fuor che de la fera. Ella sen va notando lenta lenta; rota e discende, ma non me n’accorgo se non che al viso e di sotto mi venta.

La luce in che rideva il mio tesoro ch'io trovai li`, si fe' prima corusca, quale a raggio di sole specchio d'oro; indi rispuose: <<Coscienza fusca o de la propria o de l'altrui vergogna pur sentira` la tua parola brusca. Ma nondimen, rimossa ogne menzogna, tutta tua vision fa manifesta; e lascia pur grattar dov'e` la rogna.

Vedi come da indi si dirama l’oblico cerchio che i pianeti porta, per sodisfare al mondo che li chiama. Che se la strada lor non fosse torta, molta virtù nel ciel sarebbe in vano, e quasi ogne potenza qua giù morta; e se dal dritto più o men lontano fosse ’l partire, assai sarebbe manco e giù e de l’ordine mondano.

Tanto dice di farmi sua compagna, che io saro` la` dove fia Beatrice; quivi convien che sanza lui rimagna. Virgilio e` questi che cosi` mi dice>>, e addita'lo; <<e quest'altro e` quell'ombra per cui scosse dianzi ogne pendice lo vostro regno, che da se' lo sgombra>>. Purgatorio: Canto XXIV

Quiv'era men che notte e men che giorno, si` che 'l viso m'andava innanzi poco; ma io senti' sonare un alto corno, tanto ch'avrebbe ogne tuon fatto fioco, che, contra se' la sua via seguitando, dirizzo` li occhi miei tutti ad un loco. Dopo la dolorosa rotta, quando Carlo Magno perde' la santa gesta, non sono` si` terribilmente Orlando.

che nol potea con li occhi seguire, ch’el vedesse altro che la fiamma sola, come nuvoletta, in salire: tal si move ciascuna per la gola del fosso, ché nessuna mostra ’l furto, e ogne fiamma un peccatore invola. Io stava sovra ’l ponte a veder surto, che s’io non avessi un ronchion preso, caduto sarei giù sanz’ esser urto.

E io, che mai per mio veder non arsi piu` ch'i' fo per lo suo, tutti miei prieghi ti porgo, e priego che non sieno scarsi, perche' tu ogne nube li disleghi di sua mortalita` co' prieghi tuoi, si` che 'l sommo piacer li si dispieghi. Ancor ti priego, regina, che puoi cio` che tu vuoli, che conservi sani, dopo tanto veder, li affetti suoi.