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e non l'abbatta esto Carlo novello coi Guelfi suoi, ma tema de li artigli ch'a piu` alto leon trasser lo vello. Molte fiate gia` pianser li figli per la colpa del padre, e non si creda che Dio trasmuti l'arme per suoi gigli!

56 Carlo e tutta la corte stupefatta, questo udendo, restò; ch'avea creduto che Leon la battaglia avesse fatta, non questo cavallier non conosciuto.

Caro mio, ella ha serbato l’incognito; ma dev’essere una gran signora... di cervello un po’ balzano, beninteso. Dev’essere una gran dama bisbetica, capricciosa...: qualche strana donna, maritata chi sa come, chi sa dove, chi sa con chi... Con un imbecille, di certo!... Carlo Francesco

«E poichè vide che Carlo rimaneva irremovibile, ella con atto ed aspetto disperati partissi, ma lanciando sul giovane queste parole come una maledizione: « Dio non le possa perdonar mai, se ella avr

Al secolo torniam di Carlo Mano, alle dolenti note di Turpino, a Filinoro fatto ciarlatano, alla bizzarra ed al fratel meschino, a Dodon sciolto, al danese cristiano, ad Orlando, ad ogni altro paladino, perocché incominciando s'ha intenzione di dare all'opra alfin conclusione. Il vecchio Uggero in traccia di Marfisa non andò molto lunge dalle mura.

Lo seppero i carri della spazzatura, che più volte ruzzolarono, con grande frastuono, giù per la via Carlo Felice, portando in trionfo qualche Pollione, o qualche conte di Luna, costretto la sera di poi ad omettere la sua cavatina.

Ma da che parte si deve incominciare? Venturi non immemor ævi Sibi et Urbi è scritto sui potenti fastigi: Lodovico XII diceva ai patrizi di San Giorgio: «Voi siete meglio alloggiati di me:» e lo dicevano Carlo V e Filippo II. Genova è la citt

«Oh! se i Baroni del Regno fossero fedeli come sono potenti, la corona di Manfredi non circonderebbe mai le tempie di Carlo: ma qui i traditori vivono infiniti, e più che di altrove sembrano pianta naturale a questa terra, e a questo cielo. Molti i nemici di mio padre, che egli nel percorrere la via del trono vinse, e perdonò: ma il perdono non sana la piaga dell'orgoglio ferito, toglie l'odio, perocchè non v'abbia cosa al mondo che tanto avvilisca quanto il perdono del nemico; e questi al primo grido di ribellione vedrai riparare allo stendardo dei gigli, e combattere con quel furore che solo possono dare i rimorsi del tradimento. Pure non questi soli si scuopriranno nemici: vi sono uomini pei quali l'altrui felicit

Si chiamavano Scisma, Eresia, Maomettanismo quand’erano a piè del brutto monumento di Carlo III a S. Anna; ma qui davvero nessuno ne comprende il simbolo, specialmente dopo che Marabitti ve ne ha aggiunta un’altra, la Maldicenza. Due ore son passate rapidamente: e se non fosse il suono dell’Avemmaria, che impone la cessazione della musica ufficiale, non se ne accorgerebbe neanche un annoiato.

Quando la marchesa Torre Vivaldi comparve per la prima volta nel teatro Carlo Felice, fu una meraviglia universale. I re franchi non furono mai levati sugli scudi con tanto entusiasmo, quanto ne fu posto da quella curiosa e volubile assemblea a salutarla regina. Ella , poteva dire come Cesare, «veni, vidi, vici»; perchè tutti gli sguardi si volsero a lei, e non se ne distolsero per tutta la sera, sebbene ci fossero, di l