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Il Valentino per menare grossa la guerra richiede danari al Papa, il quale patendone inopia s'indetta col figlio a cavarne da questo suo trovato; eleggerebbe per la festa di san Pietro nove Cardinali tra i più ricchi prelati della Corte, poi li conviterebbe a cena, dove gli avvelenerebbe tutti, così le nove eredit

LELIA. Sète forse aspettata dal guardian di San Francesco? o pure andate a trovar fra Cipollone? CLEMENZIA. Doh! che te venga la febre ben ora! Che hai a cercar tu i fatti miei dov'io vo dov'io stia? che guardiano? che fra Cipollone? LELIA. Oh! Non v'adirate, mona Molto-mena-e-poco-fila. CLEMENZIA. Per certo, io conosco costui; e, non so dove, mi pare averlo veduto mille volte.

La fanciulla scosse la testa, lo guardò un attimo, rise con gli occhi: Eh, siamo d'accordo! disse. Se ha intenzione di fare il matto, San Don

Alle cinque Garibaldi chiamò Missori, promosso la vigilia a tenente-colonnello: Precederete colle guide la mia carrozza verso San Giovanni, non più d'un miglio. Permettete, generale, che vada anch'io colle guide? dimandai. Ed ottenni. Eravamo una ventina.

La messa solenne è cantata da Papa Clemente, assistito da Rodolfo Vescovo di Albano, Archerio Prete di Santa Prassede, Riccardo di Santo Angiolo, Goffredo di San Giorgio al Velo d'oro, e Matteo di Santa Maria in Portico, Diaconi Cardinali. Il Conte e la Contessa di Provenza, vestiti di bianco, stanno genuflessi sopra doviziosi pulvinari. Finita la messa, Archerio e Rodolfo si fanno incontro a Carlo, Riccardo e Goffredo incontro a Beatrice, e li conducono presso i gradini dell'altare. Clemente prende la Bolla della investitura di sopra la santa mensa, e legge a voce alta: «Noi Clemente Papa IV, servo dei servi di Dio, pel potere delegatoci da Gesù Cristo, e dal Principe degli Apostoli San Pietro, di provvedere alla maggiore gloria della Chiesa, commessa dalla onnipotente bont

San Bruno adolescente! soggiunse il padre Ottaviano. Dite piuttosto santa Teresa, o qualche altra santa claustrale; entrò a dire il padre Marcellino.

Il medico di San Giorgio era un uomo di mezza et

Inoltre, Tuccio di Credi era l'aiuto di Spinello Spinelli, quando questi dipingeva nella chiesa di San Nicolò, in via della Scala, e messer Dardano non poteva averlo dimenticato così facilmente. Tuccio di Credi! esclamò egli andandogli incontro. Che fortuna d'imbattermi in voi, appena entrato in Arezzo! Tuccio di Credi aveva veduto messer Dardano anche prima che messer Dardano vedesse lui.

Giacobbe alto, agile e rossastro come un canguro, duce della persecuzione, si arrestava ad ogni tratto per fare dei larghi gesti imperatorii sopra tutte le teste con una gran falce fienaia. Andava innanzi, impavido, senza più cappello, nel nome di san Pantaleone. Più di trenta uomini lo seguivano.

Egli ruminava il più vasto colpo che per undici secoli avessero mai concepito i successori di san Pietro. E' doveva dare alla terra un esempio di rigore e di smisurato arbitrio di potere, che i secoli venturi funestò di mali infiniti, di guerre, d'irreligioneria senza limiti. I suoi progetti erano alfine giunti a pienezza onde venire alla luce, senza più veli, senza più orpelli. La sua autorit