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Il Taine dipingeva la non curanza degli aristocratici francesi per i contadini nel secolo scorso con questi pochi tratti: «Non facendo niente per la terra, come sarebbero capaci di fare qualche cosa per gli uomini? D'altronde sanno essi cos'è la fame? Quale fra di loro ha esperienza delle cose campestri? E come potrebbero rappresentarsi la miseria del povero?

Si alzò, comprimendosi il petto che pareva volesse scoppiargli dalla rabbia improvvisa, e muto, guardando la marchesa con occhio in cui si dipingeva tutta la nobile tristezza di un cuore offeso che non usa vendicarsi contro una donna, fece un profondo inchino e si allontanò.

Sofia stette ad ascoltare il rumore della carrozza che si allontanava, portando seco la madre e la sorella; era rimasta sola, sola come aveva sempre desiderato di esserlo. Da bambina, quando le facevano qualche torto, aveva pianto solo quando era in letto all'oscuro, e l'uso gliene era rimasto: così perduta in quel gran salone, sotto il chiaro lume della lampada le mani inerti e la testa abbandonata sulla spalliera della seggiola, le si dipingeva sul volto un grande affanno, il vivo riflesso di una lotta interna alacrissima. Certo in quei momenti di solitudine completa le ritornava la coscienza di un grande dolore; il sentimento della realt

Ah! gridò egli, colpito da quelle parole, e più dall'accento con cui erano stato profferite. -Tu m'ami dunque, o Fiordalisa! Mi ami... come t'amo? La bella creatura gli volse uno sguardo in cui si dipingeva tutta la confusione dell'animo suo, e cadde perduta nello braccia dell'innamorato Spinello. Ore soavi, ore di cielo, chi potrebbe descrivere la vostra dolcezza infinita?

E tuttavia in quella frase appena puoi, Varedo credette scorgere un tacito assenso alla sua dichiarazione che sarebbe partito la sera, perchè prima non poteva. Inoltre la condizione, benchè sempre grave, si dipingeva come stazionaria; dunque ci era una tregua, un respiro; c'era ancora tempo da lottare, da resistere...

Un giorno o l'altro, non si sa bene quale, la moglie del pittore prese un amante. Era quasi sempre sola, disoccupata, trascurata per quei quattro palmi di tela dipinta diceva lei. Poi questi grandi artisti non sono nati per essere buoni mariti soggiungeva lei. E lo tradiva tranquillamente. L'amante veniva in casa, come tanti altri, sedeva al desco di famiglia, s'interessava alle cose di casa. Il marito non aveva sospetti. Stringeva la mano amichevolmente di colui che gli rubava la moglie. Tutti lo sapevano, fuorchè lui. È la regola; è nell'ordine delle cose. Lui, veramente solitario, veramente abbandonato, d'istinto dipingeva quadri stupendi. Uno anzi, bellissimo, lo comprò l'amante per dodicimila franchi. Questa vergogna si seppe; solo il marito non la seppe. Quando il marito parlava della bont

Ha sbagliato, ha sbagliato! esclamò Clelia presa da un grande terrore. E sul volto le si dipingeva l'angoscia, le mani tremavano, tutto il suo corpo fremeva come all'aspetto di un pericolo mortale. Ebbene? chiese Giorgio con la sua voce sarcastica. Nulla... rispose lei, e cercò ricomporsi.

Contro i comandi del medico, egli stava alzato e dipingeva. Il cavaliere lo lasciava fare, pensando ch'era inutile contrariarlo. Il quadro a cui lavorava era quello, coperto misteriosamente di seta verde, che Verny aveva veduto la prima volta che lo aveva trovato. Era la testa della marchesa di Saint-Aubin ch'egli disegnava di memoria.

Egli continuava senza quasi accorgersi di ciò che faceva. Era spinto da qualcosa di fatale e una luce serena usciva dal suo sguardo. Una forza invincibile lo costringeva. Egli dipingeva.... Il cavaliere taceva, guardandolo attonito e addolorato. E sulla tela la mistica figura, lavoro quasi involontario, rivelazione dall'alto, si staccava a poco a poco dall'ombra del fondo.....

La notizia corse dai salotti nelle anticamere, dalle anticamere nelle botteghe: in breve, volò sul labbro di tutti. Si dipingeva il principe per un marito compiacente: un uomo nullo, ma ambizioso, assetato di onori: che abbandonava la propria moglie perchè ella potesse dar prova di devozione al Sovrano: ed egli avvantaggiarsene.