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E dal fondo della sua anima si fece strada uno spasimo sordo, inesplicabile, che andò acuendosi di momento in momento. Quel suicida, quell'ubbriacone, quell'uomo orribile, scacciato da lei perchè rubava e avviliva la casa del parroco con la propria bassezza: quello sciagurato uomo era suo padre!...

Per questo, era un superstizioso dell'amore. Se io lasciava un ventaglio, sovra una mensola, Nino Stresa lo prendeva, lo schiudeva, lo avvicinava al viso, continuava a tenerlo fra le mani, incapace di lasciarlo; se io perdevo un fiore dalla cintura, se mi toglievo un guanto, egli raccoglieva subito il fiore e rubava senz'altro il guanto.

"Non più amore, non più fede! Per amore degli altri Saverio non aveva avuto uno scatto, una minaccia, un rimprovero, una parola in difesa di lei; per amore di Dio, Paolo l'abbandonava. Ma questo Dio che le rubava Paolo; ma questo Dio non aveva piet

I sottilissimi fili logici, che legavano l'uomo ai pioli del suo egoismo, non valsero a trattenere il gigante che si risvegliò in lui in quel momento e che gli diede il senso d'una forza terribile. Mai s'era sentito così violento in vita sua, tranne una volta a Nizza, quando si accorse che un conte ungherese gli rubava sul giuoco con carte false.

Ma, signor commissario, ella mi rubava. Voi non la pagavate abbastanza. Ma, signore, ella restava fuori tutto il giorno, Dio sa dove, mi mancava di rispetto, non faceva il suo dovere, mi dava degli ordini.... E voi, non avete i vostri difetti, voi! I miei pensionari se ne lamentavano. Ah! Ebbene, essi avevano torto, e voi avete torto. Scegliete.

Era un modo cortese per compensarlo del tempo che gli rubava con quella gita, ma il vecchio, trattandosi della sua Maria, non si rammentava neppur più che il suo visitatore era un principe romano, e gli avrebbe regalato lo studio, se avesse voluto.

Il dissenso fra Giuliano e Florenzio, che fu certo una delle cause principali della sfiducia e dei rinascenti sospetti di Costanzo, aveva la sua origine in una ragione più personale di quella che fosse la pubblica amministrazione. Florenzio, seguendo le abitudini del tempo e del governo imperiale, rubava. L’intemerato Giuliano non poteva tollerare la cosa; da qui il proposito, in Florenzio e nei suoi colleghi, di liberarsi dell’incomodo principe. Un episodio, narrato da Libanio, illustra la situazione. «Avvenne

La pena di morte era stabilita, come dicemmo, per l’idolatria; per chi si dava alla negromanzia; pei violatori del sabbato; per l’omicida; per chi commetteva certi atti contro natura; per chi rubava un uomo e lo vendeva per ischiavo e per quel giovane che manifestava istinti cotanto malvagi, da costringere i suoi stessi genitori di deferirlo ai tribunali.

La nonna li lasciava in pace malgrado le censure del maestro Zecchini, il quale odiava quel cane, chè ora gli rubava il berretto per portarlo in giardino, ora gli posava le zampe sporche da fango sui calzoni nuovi, ora tornando dal bagno che aveva fatto nel laghetto andava ad asciugarsi il pelo al suo vestito. Ma la ricreazione della fanciulla non durava tutto il giorno, ed era sovente un meritato compenso alle ore impiegate nel disimpegno delle cure domestiche, delle quali diventava sempre più esperta. Dopo ammannita una vivanda, apparecchiato il pranzo, e messa in ordine la biancheria, fatte le mende, stirato il bucato, la nonna lasciava Maria in libert

La conseguenza del ragionamento si fu che Ariberti accompagnò a casa, senz'altre fermate, la signora Mary, giurandole sull'uscio un amore infinito e promettendo alle sue cinquecento lire che, se nessuno gliele rubava al ritorno per via, sarebbero andate il giorno vegnente dal gioielliere a ricongiungersi con certe altre, da cui erano state barbaramente divelte.