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Fu intorno a que' tempi che Giulio, infervorato di ricuperare e farsi padrone della Mirandola, richiese l'aiuto de' principali patrizi romani, e il duca di Pitigliano si esibì di prestar l'opera sua a quell'assedio; prima occasione in cui la duchessa s'accorse, esser la vita dell'abborrito consorte messa ad arbitrio della fortuna.

Il giovine non rispose. Di a poco tornarono la signora Giulia e Lucilla vestite per il ballo. Lucilla indossava un abito di velo bianco un po' scollato e con le maniche corte; nei capelli s'era messa una camelia rossa; dal suo sguardo, da tutta la sua persona, spirava un fascino irresistibile.

Egli la contemplava in un'estasi muta; Le baciava la fronte; la chiamava folletto; Le dicea di ripetergli: "Oh! Mio babbo diletto!" Ai villani, recando la solita scodella Di vino, domandava: "Non è vero che è bella?" Volea che alla domenica ogni donna, alla messa, Mormorasse vedendola: "Guarda com'è ben messa!" Le aveva appreso a leggere. Ma pel povero padre vennero i giorni mesti

«Però pensiamo ad altro: trova alcun sacerdote che gli dica una messa, perchè la sua anima non si lamenti di noi, e conosca che abbiamo operato da buoni e leali Cristiani; pel rimanente raccomandiamolo a Dio

La sua cameriera, la quale aveva licenza d’entrare e di uscire dalla prigione, finse un doloroso mal di denti e per due giorni si mostrò ai custodi co ’l viso tutto fasciato e nascosto tra i veli in modo che appena le si vedevano gli occhi: il terzo giorno la padrona usci in vece e in veste della cameriera; alcuno s’avvide di quell’inganno prima che ella con la carrozza gli abiti e i denari d’un antico amante si fosse messa in sicuro.

La prima messa, a San Giorgio, era poco frequentata: delle donne di umile condizione, in vesti dimesse, inginocchiate dinanzi alle seggiole; qualche vecchio seduto sulle panchette di legno; due o tre beghine appartate in un angolo, riconoscibili al pallore clorotico del viso, alla rigidit

Saranno le mie donne, disse il notaio. Vedrai, vedrai anche la mia Elisa che hai lasciata colle vesti al ginocchio, come si è fatta grande e donna. Enrico arrossì. Il nome di Elisa gli aveva dato un tuffo nel sangue. Erano infatti la signora Eugenia Martelli e la Elisa che tornavano dalla messa.

Nella mente un po' superstiziosa della signora erasi messa la credenza che l'antica sua colpa dovesse espiarsi per queste pene assidue, e dal giorno in cui pensò tal cosa, i rimorsi tornarono ad assediarla, e strane ubbie l'infestavano al punto, che quasi la solitudine e le tenebre la spaventavano.

«Voi tutti, siete come le ruote che compongono una macchina: ognuna ha la propria parte per piccina che sia, ma se non è combinata assieme alle compagne, se non è messa al suo posto da un ingegnere intelligente, non è che un pezzo di metallo inutile, buono solo da mettere nei ferravecchi. «Il proprietario è l'ingegnere, e mettetevi bene in testa che voi nulla valete senza di lui.

Il prete allora, senza scomporsi, proseguiva: "Sicuro: a questo fine si precipita quando non si rispetta Dio... tu non sei venuta mai alla messa, me ne rammento..." Ma era inutile; Giulia non rispondeva; si rivolse dall'altra banda: fiatò penosamente, entrò in agonia.