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L'infermo era contento, e gli si leggeva negli occhi come gli andasse a' versi la cura del suo notturno Esculapio. Egli s'inteneriva perfino col nipote, e quasi piangeva al ricordo di Eugenia, la sua poco amata figliuola, la nobilissima madre di Aloise, mostrandosi pentito di non essere andato a darle l'ultimo bacio sul suo letto di morte.

La signora Eugenia ascoltava sua figlia con una specie di sgomento. Essa non aveva calcolato la portata del colpo che era obbligata di darle. Essa non credeva che sua figlia fosse capace di tanto affetto. Ma ricominciò la povera donna se invece ci fosse in lui qualche cosa di molto serio? Se egli ti dovesse dare la prova certa del suo tradimento? La prova? sclamò la Elisa sorpresa. Quale prova?

Sull'imbasamento, dintornato da semplici riquadrature, si leggeva scolpita questa iscrizione: QUI DOVE ELLA SI SPENSE IGNOTA AL MONDO NON AL DOLORE IL GIORNO XX DI NOVEMBRE DEL MDCCCLIII RIPOSA NELLA PACE DEL SEPOLCRO LA NOBIL DONNA EUGENIA DI MONTALTO NATA DEI VITALI UNICO AMORE PERENNE MEMORIA DEL SUO POVERO FIGLIO ALOISE.

Un tipo di fanciulla più simpatica, più piccante, più piacente di lei non lo si potrebbe imaginare facilmente. Dove diamine la signora Eugenia ed il notaio Martelli fossero andati a pescar tanto spirito, per dare vita a quella loro creatura, è un mistero!

Voi non mi vedrete più.» E si slanciò verso l'uscio. Eugenia l'afferrò, e voleva trattenerlo, ma egli con una spinta brutale la fece rotolare sul pavimento e fuggì. Disgraziatamente, battendo del capo contro uno spigolo, si fece una larga ferita; alla vista del sangue mandò un debole grido e svenne.

A mensa divorando Con gagliardo appetito, Così parlava Eugenia Al burbero marito: «Come felici siamo! «Dimmi: non ti consola «Pensar che noi formiamo «Due corpi e un'alma solaSe un corpo solo avessimo, L'altro rispose, appieno Sarei felice, o Eugenia; Mi costeresti meno. Narran le antiche cronache Che un pazzo imperatore Al suo cavallo il titolo Donò di senatore. Qual meraviglia?

Come, è qui lei? disse fermandosi e dando un'occhiata severa alla Elisa e alla balia. , zio rispose Enrico rimettendosi non ho voluto andare al mio destino prima di venire a salutarvi tutti in casa. E... dove fai conto di tornare, se è lecito? domandò il notaio con voce ironica e quasi stizzosa. La risposta di Enrico fu interrotta appunto dal comparire di donna Eugenia e del marchese d'Arco.

Il pensiero del mesto gentiluomo corse alla Montalda, presso quella tomba solitaria in cui riposava la salma della donna adorata. Salvar tuo figlio, Eugenia, e poi ricongiungermi a te nella morte; questa sar

Erano gli sguardi di un altro giovane invitato a pranzo, e che sedeva accanto alla signora Eugenia, uno scultore, che si era fatto conoscere favorevolmente nella Esposizione di quell'anno e che rispondeva al nome di Aldo Rubieri. Verso le otto e mezza il Sappia venne a riprendere Enrico per andar insieme dalla Luisa, alla quale il marchesino passava seicento franchi al mese.

Egli andò poi a salutare donna Eugenia e il notaio che s'era messo a leggere il Corriere della Sera, crollando spesso il capo, e dichiarando che alla fine del trimestre avrebbe lasciato l'abbonamento, perchè quel foglio da qualche tempo tirava al liberale. Aldo ritornò verso la Elisa che lo aspettava.