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Aggiornato: 7 ottobre 2025


E così fu nei primi cinque o sei mesi di matrimonio. Il marito mai non lasciava sola la sua cara Eugenia e le prodigava mille cure e mille attenzioni. Ma la luna di miele, ahimè! troppo presto passò e una completa rivoluzione si palesò nelle abitudini di Horimonte.

«Nulla padre mioMa un secondo svenimento sconfessò la risposta. La ferita si riaperse, ed il sangue usci di nuovo. La fantesca corse pel medico, e dieci minuti dopo entrò con esso. Dopo aver fatto rinvenire Eugenia medicò la ferita, ed assicurò il padre sulla poca gravezza di questa, dicendo che dopo un po' di giorni sarebbe stata completamente rimarginata. Andato che fu il medico, il padre volle sapere la causa di quella ferita. Ella cercò di scusarsi dicendo che era caduta accidentalmente; ma il buon genitore, che gi

Don Ignazio si gettò sul cordone di un campanello e al servo che comparve sulla soglia dell'uscio disse: La signora è levata? Donna Eugenia... sissignore. Ditele che venga giù subito, che c'è qui il signor Rubieri. Poi voltosi a questi: Ella è ben certa che sia proprio partito con lei? Certissimo. Essa ha nome Nan

Siamo in villa, sul lago di Como. Potevano essere le otto d'un bel giorno di settembre. Il notaio faceva il suo solito sonnetto del dopo pranzo. La signora Eugenia era salita a trovare la cameriera, che s'era messa a letto con un febbrone. Elisa era uscita sul terrazzo, che dava sul lago, e stava l

S'accomodino disse donna Eugenia. Noi essere venuti ripigliò la Leopoldina per scongiurare una sventura in questa casa. Noi avere saputo sua figlia essere promessa sposa al signor scultore Aldo Rubieri, non è vero? La signora Eugenia inarcò le sopracciglia e non rispose subito. "Cosa mai possono entrarci costoro nei fatti nostri?" pensò.

Fina fina, la pioggia del mese di Settembre batteva sui vetri, nel vespero buio. Il lampione ad arco del teatro Eugenia Vittoria ogni tanto si oscurava, come se vi passasse davanti un continuo volo di rondini. , avete ragione, Madlen: «Only as long as we are strangers, can Love be a sweet spleen...»

Nella camera, che parve per un attimo buia, vidi la finestra divenire fortemente azzurra: mi levai e la chiusi. Il lampione ad arco del teatro Eugenia Vittoria faceva dondolare, con un lento ronzìo di corde elettriche, il suo globo spento. Lasciai cadere le tende. Fra l’alba e noi ridiscese pesante la notte.

Una lagrima spuntò sulle ciglia di Eugenia; voleva parlare, ma il pianto le faceva nodo alla gola. Il vile, vedendola intenerirsi, non pose tempo in mezzo, e disse estraendosi da tasca una rivoltella: «Signora, scegliete: o firmate o mi uccido ai vostri piedi

Non parlo di costui rispose la signora Eugenia con dolcezza io parlo del tuo pupillo, il quale mi ha dichiarato molte volte di voler pagare i suoi debiti fino all'ultimo centesimo. Quand'è che ha dichiarato questo? Molte volte. Ma è matto da legare gridava questi. Egli vorrebbe fare anche quest' ultima castroneria per giunta?

Tu non vuoi, Elisa, ch'io diventi ridicolo. No, ma io vorrei che tu mi promettessi almeno di non vederla più da solo a sola. Ebbene, questo te lo posso promettere rispose Enrico. In questo s'intese la voce vibrata e severa di donna Eugenia che chiamava: Elisa. E la madre comparve sulla soglia della terrazza.

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