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Fina fina, la pioggia del mese di Settembre batteva sui vetri, nel vespero buio. Il lampione ad arco del teatro Eugenia Vittoria ogni tanto si oscurava, come se vi passasse davanti un continuo volo di rondini. , avevi ragione, Madlen:

Cadeva il vespero quando i miei occhi si riapersero. I bagliori sanguigni del tramonto sereno entravano nella stanzetta muta. Mi ricordai. Balzai per prendere il foglio dove avevo consegnato al mio sangue la confessione del mio amore. Il foglio era scomparso! V'erano bensì sul pavimento due o tre fogli del mio taccuino, ma quello con la lettera era scomparso.

Poi, con un largo gesto delle braccia, spargon li adulti la semenza; e i buoni vecchi, levando al ciel le orazïoni, pensan frutti opulenti, se a Dio piaccia. Quasi una pia riconoscenza umana oggi onora la terra. Nel modesto lume del sole, al vespero, il nivale tempio de' monti inalzasi: una piana canzon levano li uomini, e nel gesto hanno una maest

Il cader delle tue note Era maglio che percote, Era incendio entro la paglia. Morta è l'aria. Più non viene De' tuoi numeri prigione Mista al suon delle catene D'Israello la canzone. Tace il monte e tace Scilla Che balzò, divino Araldo, Del tuo Vespero alla squilla. Chiuso è il cielo. Sui gradini Dell'altar spenta è la face Dell'Idea Che agli italici destini Nel crepuscolo splendea.

Io mi volsi dallato con paura d’essere abbandonato, quand’ io vidi solo dinanzi a me la terra oscura; e ’l mio conforto: «Perché pur diffidi?», a dir mi cominciò tutto rivolto; «non credi tu me teco e ch’io ti guidi? Vespero è gi

Ascoltate i miei giovani: diceva a voce alta il buon veterano, che in quella lieta giornata sentivasi, dopo il tedio di tanti mesi, ringalluzzare: Vedete! se tutti quelli che sono qui avessero capo e cuore, come voi due che, per dirla com'è, tenete un po' a quel ch'eravamo noi, vostro padre, o Damiano, ed io a' nostri bei tempi... oh! allora si potrebbe far qualcosa di meglio che non vuotar fiaschi, o cantar vespero, in onore e gloria del santo dal buon viaggio!

Noi andavam per lo vespero, attenti oltre quanto potean li occhi allungarsi contra i raggi serotini e lucenti. Ed ecco a poco a poco un fummo farsi verso di noi come la notte oscuro; da quello era loco da cansarsi. Questo ne tolse li occhi e l’aere puro. Purgatorio · Canto XVI Buio d’inferno e di notte privata d’ogne pianeto, sotto pover cielo, quant’ esser può di nuvol tenebrata,

Io mi volsi dallato con paura d'essere abbandonato, quand'io vidi solo dinanzi a me la terra oscura; e 'l mio conforto: <<Perche' pur diffidi?>>, a dir mi comincio` tutto rivolto; <<non credi tu me teco e ch'io ti guidi? Vespero e` gia` cola` dov'e` sepolto lo corpo dentro al quale io facea ombra: Napoli l'ha, e da Brandizio e` tolto.

Cadeva il vespero; ed una grande citt

E Guidaccio anche lui suonò su quella scalea di Ugo, quando c'era ancora, più arcigno di questi, il suo padre Oldrado, che fu quello, sapete, il quale aizzò i suoi servi contro l'araldo che bandiva le giornate d'armi, che quelli a vespero spalancarono usci e finestre, e mostrarono scuri da boscaiuoli fra certe manacce rabbiose! Rammentate la storia di Guidinga. Gesummaria!