United States or Belgium ? Vote for the TOP Country of the Week !


Piantate per sempre le tende, L'affanno distende di un'ora. Ristora nel placido oblìo Lo stanco desìo, dell'alma Le crude ferite ristora. Le belle voci e il vago incantamento Aprir nel sasso la feconda vena, Che corse come un rivolo d'argento. La risorta fanciulla, a cui serena Splendea la pace nel raggiante viso, Mi die' dell'acqua colla mano piena, Reggendomi degli occhi col bel riso.

Era sereno il ciel, splendea la luna Ridente a mezzo della sua carriera; Nessun fragor s'udia, voce nessuna: Sol quella universal quiete intera D'improvviso venia rotta talvolta Dal grido dell'allarme d'una scolta. . . . . . . . . . . . . . . . . . . Dall'alto spaldo del veron qual era Grande della persona ed aiutante Al lunar raggio discopríala intera Il desioso sguardo dell'amante.

Così moría l'alma implacata. Al Sole, Che al meriggio splendea limpido e caldo, Lucifero parlò: Re de la luce, Odimi. O sia che il bruno orbe tu chiuda Entro a un mare di fiamme, onde le negre Cime dei monti tuoi sorgono, e d

Splendea la luna, e vidi come un'ombra fuggire poco lungi a me dinanzi; sostai all'angolo della torre dove avea vista quella figura: era sparita; guardai sotto l'antico arco: nulla. D'improvviso udii rumore, ma non era un gemito, un grido, un accento, qualcosa insomma che avessi inteso in vita mia.

Il cader delle tue note Era maglio che percote, Era incendio entro la paglia. Morta è l'aria. Più non viene De' tuoi numeri prigione Mista al suon delle catene D'Israello la canzone. Tace il monte e tace Scilla Che balzò, divino Araldo, Del tuo Vespero alla squilla. Chiuso è il cielo. Sui gradini Dell'altar spenta è la face Dell'Idea Che agli italici destini Nel crepuscolo splendea.

96 Quivi arrivando in su l'aprir del giorno, ch'ancor splendea nel cielo alcuna stella, si vede in peregrino abito adorno venir pel lito incontra una donzella in signoril sembiante, ancor ch'intorno non l'apparisse scudier ancella.

Del vecchio Capitan l'orme seconda Alfange il bel, che da le belle ciglia Spande luce vaga, e gioconda, Ch'altrui d'amare, e riverir consiglia; Pel non avea, che su le guancie asconda La fresca rosa, che fiorìa vermiglia, E d'or la fronte per lo crin splendea, Che pura e tersa, e sovra gli altri ergea.

Contro a le sedi dei Celesti intanto Lucifero irrompea. De l'abusate Porte del ciel stava a custodia il divo Pietro di Galilea, l'inclito alunno Del Nazzaren, pastor d'anime e chiave Del paradiso. Udita avea la voce Del nemico imminente, e, ben che molto Fosse d'uomini esperto e di fortune, Pur sentì scioglier le ginocchia, e a guisa Di fragil canna, che tentenni al vento, Ondeggiava diviso in due consigli: O sguainar l'arrugginita spada, Che pendeagli dal fianco, e alla difesa Rimaner, benchè solo; o, abbandonata La difficil custodia ad altri o al caso, Svignarsela di furto. Audace impresa, Dicea tra , a le mie forze uguale, Tener fronte da solo a un tal nemico: Certo ei val più di Malco. E poi, degg'io Perigliarmi per tutti? Alcun non osa Impugnar l'armi, ed io restar qui devo? No, no; vadasi, e tosto: al proprio scampo Volga ognuno il pensier. Se Dio non vale A difender stesso, io lo rinnego, In fede mia, canti o non canti il gallo! Così pensando, si sottrasse. Come Al furïar di subito uragano Cade svelta dai cardini la porta D'un povero abituro: urla dal fondo La famigliòla spaventata, in quella Che ogni serbata masserizia in giro Sparge, ammucchia, avviluppa il turbo avverso; Spalancossi in tal guisa al primo tocco Di chi porta la luce il vecchio albergo Del paradiso, ovvio lasciando e vasto Al guardo e al passo del Ribelle il varco. Grande e securo e tutto lampi il volto Su la soglia Ei piantossi, e parea sole Di cotanto splendor, che incerte faci Ben dir potevi a petto a lui le stelle. Siccome spada folgorante, in pugno Un raggio acuto gli splendea; tremenda Arma, che squarcia il sen de l'ombre, e quanti Ferrei fantasmi e fiere larve han vita Con sovrana virtù spezza e dilegua. Così l'Eroe proruppe; impazïenti Del solenne giudizio a lui da presso Si versano le schiere, e tutte in giro Prendon l'aurea magione, a simiglianza Di sonanti fiumane, a cui più freno Non d

Leardo era di pel, gli estremi crini E la gran coda colorito a nero; Aquila in cielo, e per lo mar delfini Seco perdeano in divorar sentiero; Fulmine ei si dicea fra' Saracini; Crebbe a l'onda d'Eufrate, Armeno impero E per uso di Regi indi ritolto, Splendea fra gemme a meraviglia involto,

Sovra ampio altar, cui porpora di Tiro Fregiata di tesor fascia ogni sponda, Erta splendea Nabateo zafiro Pur sovra base d'or mole ritonda; D'alti piropi luminoso giro Preziose colonne la circonda; Sovra loro, a mirar gran meraviglia, Posa cornice di rubin vermiglia.