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Udendo il gran Baron, gran reverenza Prese le donne; e tutte unite insieme, Verso i lasciati altar, fero partenza, A col

dentro Rodi a l'animosa gente Solo veggonsi in mano aste e bandiere: Chè volti in verso Dio gli occhi e la mente Fansi presso gli altar voti e preghiere. Di vecchi infermi popolo dolente, E di donzelle impallidite schiere Danno a man giunte di pietate esempi, E meste vanno a' consecrati tempi.

ALBUMAZZAR. ... un altar nel mezzo della camera, con vasi d'argento, bacili, bocali, candellieri e turribuli; e se vi fossero alcuni vasi d'oro non saria male, per la fratellanza che ave il Sol con la Luna e per piú onoraria:... ALBUMAZZAR... ché con tal bianchezza e puritá si allettano li influssi lunari, perché questo apparecchio si fa per la Luna....

Quindici giorni è stato il traditore da que' romiti, e sempre ha miglior cera, perché, lavando il viso, quel giallore ad arte fatto alfin sparito s'era. Certo dicea, giugnendo al genitore, vo' spedirvi un miracolo di cera, e vo' aggiungere un'ala al romitoro, ed un altar da spendere un tesoro.

V’era come un odor di vecchie rose, Un odore di mammole appassite; V’era il silenzio de le antiche cose Nel tramonto dei secoli sopite. V’era una lampa giorno e notte accesa Come un triste desìo, sopra un altar, E a me l

Han tutte ne lo sguardo la gioia e il tremor del mistero ch’apre il lor seno a un essere novello di carne e pensiero; urne d’amore, in alto su l’uomo e la fredda scïenza, come su altar, le pone del germe l’inconscia potenza. È sacro il germe: è tutto: la forza, la luce, l’amore: sia benedetto il ventre che il partorir

La chiesa parrocchiale era bella, assai più bella dentro che fuori: nuove le dorature, ed egualmente gli affreschi, frutto di risparmi dell'opera, di limosine accumulate e di aiuti straordinarii di agiate persone. Aveva un bellissimo altar maggiore, tutto di marmi incrostati a fiorami di vario colore, imitanti un drappo di broccato antico.

Fu la sua voce armonica Che il nuovo dogma apprese; Fu per sua man che sursero E metropoli e chiese; E dissero i miracoli Di sue glorie passate, Le aguglie, le navate, I pöemi e gli altar. Pur, colle glorie, l'orgia Fatal non iscordava; E il giorno che un Pontefice La volle far sua schiava, L'Arte, la bella indomita, Volse le spalle al tristo, E fea ritorno a Cristo Per piangere e pregar.

Il Signor quando discende, Quando incede in mezzo a noi, Chiede amore a' figli suoi, Chiede e in un largisce amor. Indelebil mi sei, giorno lontano Allor che in giovenili anni a me stanza Era söave lido oltramontano: Cessava la sacrilega burbanza Dalla falsa republica ostentata Contro la dolce degli altar possanza;

Veramente non tempio, altare, o dono trovar si può di tal pregio e valore, ch'a vostra cortesia sia merto uguale; fuor che fia 'l petto vostro il tempio, u' sono alti pensieri; e 'l saggio vostro core fia altar; vittima, l'alma mia immortale, III. Allo stesso