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Tutte cose importanti, una più dell'altra interruppe con un filo d'ironia il Cresti. Per te non c'è nulla di più importante d'una conserva di pomodoro... ribeccò il giovine con burbanza. Questa almeno è ricchezza nazionale. Ma il vostro correre non vi serve che a pigliar caldo in agosto. Sei tu che corri?

Comunque, le battaglie boeme avevano scosso alquanto l'antica burbanza dei nostri vicini. Fin dal 1864 Jules Simon aveva suscitato le generali risa di scherno del corpo legislativo, citando le scuole prussiane: «noi non abbiamo da imparare niente, proprio niente, dai prussiani», si gridò da tutte le parti. Negli anni seguenti ebbero il debito riconoscimento le prove condotte dall'imperatore e dall'eccellente ministro Duruy di elevare l'educazione popolare sull'esempio tedesco. Appunto in questo campo Napoleone III ha compiuto tra gravi lotte un gran bene; in questo campo il principe ha attenuto ciò che il presidente aveva promesso. In questi problemi, come in quelli economici, egli sovrastava di gran lunga all'opinione media della nazione: voleva la scuola obbligatoria come in Prussia, ma fra tutti i suoi uomini di stato solo Duruy osò appoggiare una siffatta idea ereticale. Dalla coscrizione del 1857 risultò che un buon terzo dei coscritti non sapevano leggere: solo in 11 dipartimenti, appartenenti la più parte alle provincie orientali mezzo tedesche, il numero dei cresciuti completamente senza scuola scendeva tra il 2 e il 6 per cento: in quasi tutti gli altri saliva di gran lunga più alto, e in alcune plaghe dell'interno e della Bretagna arrivava fino al 58 e al 65 per cento. Risultamenti di tal fatta indussero lo stato a far sorgere scuole da per ogni dove nel paese, o per mezzo di premi o per assunzione diretta; e gi

Otto anni prima era stata una triste caduta delle speranze italiane. Ma a quella caduta era seguito più dolore che abbattimento di spirito. Anche i principi, i tirannelli, rientrando nei loro dominî sotto la scorta delle baionette austriache, non potevano esser peggio ispirati, poichè gli stranieri, abbastanza tranquilli da prima, erano ritornati burbanzosi e tracotanti; solamente trattavano con soldatesca arroganza i ribelli, coloro che avevano osato prender le armi per la «guerra santa», ma anche i pacifici e timorosissimi sudditi, che avevano tremato per le incertezze dei nuovi tempi e veduto con una certa soddisfazione il ritorno degli antichi padroni. Ahimè! Qual compagnia rumorosa e molesta conducevano quei cari padroni con ! Non era per le vie che un batter di sproni, e un saltellar di sciabole sul ciottolato. I caffè invasi; i quadrivii occupati, contesi al passaggio dei cittadini; da per tutto un vocìo di ordine ristabilito, di armi vittoriose, di birbanti italiani rimessi al dovere. Anche quei pacifici e timorosissimi sudditi erano Italiani, e l'offesa toccava anche loro. il caro ed amato principe si prendeva la briga di reprimere la burbanza de' suoi alleati, quando nei caffè insolentivano con gli uomini, o per le vie mancavano di rispetto con le donne, o nelle botteghe pagavano quel che volevano, se pure non pagavano affatto. Si narra del ritorno degli Austriaci a Milano (veramente, dopo la caduta dell'effimero regno di Eugenio Beauharnais), che un caldo amico dei vecchi oppressori andò incontro ai soldati delle uniformi bianche, e, vedute entrare le artiglierie in citt

Present Declamò con burbanza un ghiozzo, rinfagottato sotto un involto di panni... un vero sacco di panni sudici legato in mezzo: e dietro a lui altri cinque o sei che non aveano da invidiargli nulla in bellezza ed in eleganza si presentarono a noi con baionetta calata, e con quel piglio da eroe che suole assumere l'uomo che esponendosi a un pericolo è sicuro della vittoria.

Il comandante porse la destra al giovine straniero e lo sollevò di terra, lo confortò amorevolmente, quindi "Buon augurio!" esclamò il guerriero italiano, rivolto ai circostanti. "Buon augurio! la burbanza straniera prostrata davanti alla maest

Il Signor quando discende, Quando incede in mezzo a noi, Chiede amore a' figli suoi, Chiede e in un largisce amor. Indelebil mi sei, giorno lontano Allor che in giovenili anni a me stanza Era söave lido oltramontano: Cessava la sacrilega burbanza Dalla falsa republica ostentata Contro la dolce degli altar possanza;

Quando guardiamo a cotesta borghesia la quale, imbozzolata nel suo egoismo e nella sua burbanza, nel vasto mondo non sa vedere che solo stessa, ci sovviene involontariamente di quelle nobili dame dell'antico regime, che si spogliavano ingenuamente in presenza dei loro lacché, tanto era lontana da loro l'idea, che la così detta canaglia fossero uomini. «Noi», proclamava Guizot ai suoi fedeli, «noi, i tre poteri, siamo i soli organi legittimi della sovranit