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Aggiornato: 11 maggio 2025


L'imitazione di quelle che chiamano abitudini e tradizioni governative e non sono se non una deviazione dall'unica morale e logica idea del GOVERNO rappresentare tra i popoli per mezzo d'un popolo il Vero ed il Giusto, aveva infiacchito in essi il severo costume e il vigore repubblicano. I governi, vedendoli tremanti, insolentivano più che mai.

Otto anni prima era stata una triste caduta delle speranze italiane. Ma a quella caduta era seguito più dolore che abbattimento di spirito. Anche i principi, i tirannelli, rientrando nei loro dominî sotto la scorta delle baionette austriache, non potevano esser peggio ispirati, poichè gli stranieri, abbastanza tranquilli da prima, erano ritornati burbanzosi e tracotanti; solamente trattavano con soldatesca arroganza i ribelli, coloro che avevano osato prender le armi per la «guerra santa», ma anche i pacifici e timorosissimi sudditi, che avevano tremato per le incertezze dei nuovi tempi e veduto con una certa soddisfazione il ritorno degli antichi padroni. Ahimè! Qual compagnia rumorosa e molesta conducevano quei cari padroni con ! Non era per le vie che un batter di sproni, e un saltellar di sciabole sul ciottolato. I caffè invasi; i quadrivii occupati, contesi al passaggio dei cittadini; da per tutto un vocìo di ordine ristabilito, di armi vittoriose, di birbanti italiani rimessi al dovere. Anche quei pacifici e timorosissimi sudditi erano Italiani, e l'offesa toccava anche loro. il caro ed amato principe si prendeva la briga di reprimere la burbanza de' suoi alleati, quando nei caffè insolentivano con gli uomini, o per le vie mancavano di rispetto con le donne, o nelle botteghe pagavano quel che volevano, se pure non pagavano affatto. Si narra del ritorno degli Austriaci a Milano (veramente, dopo la caduta dell'effimero regno di Eugenio Beauharnais), che un caldo amico dei vecchi oppressori andò incontro ai soldati delle uniformi bianche, e, vedute entrare le artiglierie in citt

E i vostri padri, quando gli stranieri invocati calpestavano di soverchio gl'improvvidi invocatori o insolentivano sui loro averi o sui loro affetti, sentivano a rinsuperbirsi dentro l'orgoglio e le fiere passioni degl'Italiani, e davano loro ricordi di sangue, pei quali suonano tuttavia tremendi i nomi di Legnano, di Palermo, di Forlì. Ma voi sceglieste in questi ultimi tempi, fra i potenti stranieri, a simbolo delle vostre speranze di Patria, quello appunto dalle cui mani gronda il sangue dei migliori tra i vostri giovani di dieci anni addietro, spenti in Roma per l'armi sue, onde si riponesse in seggio quel Vicario del Genio del Male, il cui nome suona negazione di Patria e di Libert

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