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« Il caso governa tutta la nostra vita, sempre, anche quando ci crediamo maggiormente padroni di noi stessi. Esso ci ha sospinti alla stessa ora, da luoghi tanto discosti, in quest'angolo del vasto mondo; esso determiner

Questo fatto provocò un'inchiesta. Un comitato di senatori dello Stato fu incaricato di vedere quanto di vero e di fondato vi fosse nei lamenti della classe lavoratrice, e quali fossero i rimedi che, senza offendere le leggi i diritti individuali di chicchessia, si potessero adottare per impedire che poche persone o corporazioni giungessero ad accumulare nelle loro mani la maggior parte dei capitali del paese e diventassero in tal modo padroni di imporre la loro volont

Sicuro, replicò il Sangonetto, ma supponete che nel calice dei marchesi, nostri padroni, ci sia della feccia, e che Giacomo Pico sia giunto a questo bivio, di gittare, o di bere. Spiegatevi meglio; ci vedo buio pesto, finora. Ecco! Rammenterete, io non dubito, la cagione dell'alterco di Giacomo col vostro magnifico messer Pietro Fregoso.

E qui ci facevan l'onore d'immedesimarci coll'esercito condotto contro di noi da Farini. Non giungendo le legioni d'angeli e fuggendo, a rompersi il collo, quelle dei cafoni, i nostri rimasero padroni assoluti di Sora, ove prima cura fu quella dei feriti e poi quella di seppellire i morti.

Mentre fino al secolo xvi gli Orsini e i Colonna furono i padroni veri e propri della Campagna romana, dopo il XVI secolo subentrarono in questo dominio le più recenti famiglie, i Borghese e i Barberini, portate su da papi nepotisti. Essi acquistarono le più belle propriet

ARMELLINA. Non vo' andare in camera con i padroni; io ci andarei con il vignarolo, bene da solo a solo. VIGNAROLO. O fortuna traditora, o astrologo traditore, o padrone assassino, che mi avete fatto trasformare in un'altra persona; ché ora vorrei esser quel di prima e non ci posso essere!

Dobbiamo essere noi?.... Noi due soli, i padroni del campo? Il Brunetti rimaneva muto; ma si vedeva la sua mano muoversi nervosamente nella tasca dei pantaloni. Dunque? Dunque, che cosa? o no? Intanto.... io non so nemmeno di che si tratta! rispose il Brunetti con un'alzata di spalle.

Per ora preferiva spassarsela, e d'autunno quando i padroni erano in villa accettava di buon animo gli omaggi del conte Leonardo, certa di far arrabbiare le sue carissime amiche e di suscitar la gelosia dei bellimbusti del paese. Perciò ella non aveva nessun riguardo a lasciarsi vedere con Leonardo per le strade maestre e a scambiar la domenica in chiesa occhiate e sorrisi con lui.

Forse avrebbe potuto dire che essa non è ancora del tutto annientata, perchè le resta ancora una regione ove la giustizia, l'ordine e la religione regnano ancora. «Essi potranno forse piantare sul Campidoglio la loro bandiera, ma si ricordino che vicino al Campidoglio è la rupe Tarpea. «Essi potranno per un certo tempo rimanere padroni e sparger dovunque rovina. Che per ciò?

Di ritorno nel salotto provò un'impressione di sollievo vedendo Alberto. Partiamo? gli disse. Egli rispose gentilmente: Come vuoi. Nell'andito sbucò fuori la Ninetta, complimentosa, aggiungendo i propri saluti a quelli che i suoi padroni andavano facendo agli sposi. Le due signore si abbracciarono, promettendo di vedersi spesso. Ninetta soggiunse: Ma , venga!