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Ma ora che ci penso, badate, gli era un segreto da tener sotto chiave, e voi da me non sapete nulla, intendiamoci; io non ho fiatato, acqua in bocca! me lo promettete? Messer Giacomo Pico non gli dava più retta; uscito in sull'aia, aveva infilato il portone, e via come una saetta.

Il cerusico Rambaldo lo vuole e lo vogliamo anche noi, che non aveste a far ricadute! Che serve, madonna? ripigliò Giacomo Pico, crollando malinconicamente la testa. Sono un povero disgraziato a cui forse metterebbe più conto il morire. E perchè? dimandò ella ansiosa. Forse alcuna cosa vi manca, per viver felice tra noi? Parlate, messer Giacomo, parlate! Lo sapete pure, come qui tutti vi amano.

E intanto che egli, non badando al grido di angoscia di Nicolosina, ad un altro suono più degno della sua attenzione, ha gittato a terra la lampada, e fatto buio pesto nella cameretta di Gilda, vediamo come e perchè il suo degnissimo compare Giacomo Pico non corresse a dargli la muta.

Si era adoperato per quattro, il povero Giacomo Pico; aveva messo l'ingegno e le forze, la rabbia e l'amor proprio alla prova, e non era venuto a capo di nulla. Messer Pietro, come si è detto, parava facilmente, senza scomporsi, senza riscaldarsi il sangue, e, contento di mandar vani i colpi del Bardineto, non profittava del suo vantaggio su lui. Sorrideva, frattanto sorrideva di continuo, come un vecchio schermidore che avesse a sostenere gli assalti d'un bambino, o d'un cieco. Ora, egli non è dire come quello eterno sorriso tornasse molesto al Bardineto, che se lo vedeva sempre sugli occhi, tra un guizzo e l'altro delle spade cozzanti. E non poter giungere fino a quel volto! e non poter mutare quel riso sarcastico in un ghigno di dolore! Venne un istante che egli, pur di cessare quel riso, avrebbe amato una puntata nel cuore. Fu per dolersene ad alta voce; ma gli parve vilt

Tra esse ve n'è una alla madre sua, Elena Buonaccorsi, al suo amico Domenico, a sua sorella Beatrice, a Pico della Mirandola, e tra i documenti anche lo scritto di Luigi XII al Governo di Firenze, nel quale questo re prega per una proroga all'esecuzione della sentenza del Savonarola.

Tutti! ripetè egli, sorridendo a fior di labbro. , tutti; ne dubitate? replicò la giovinetta, rizzando il capo, con alto di leggiadra alterezza. Sappiamo il debito nostro. Mio padre non è debitore a voi della vita? E quanti hanno vita e stato da lui, non vi sono obbligati del pari? Ah, non è di ciò che intendo parlare; disse Giacomo Pico. Non vo' che mi si ami per gratitudine, io!

Così dicendo, con meditata progressione di affetto, Giacomo Pico aveva sguainato il pugnale che gli pendeva al fianco, e fu tanta la foga con cui lo brandì, rivolgendone la punta al suo petto, che la fanciulla fu per vederlo gi

Per questo uffizio nessuno parve al marchese più adatto di Giacomo Pico. Egli era tornato bensì quella stessa mattina dalla Langhe; ma in lui Galeotto riponeva ogni sua fede; il negozio richiedeva la massima speditezza nel messaggero e pari conoscenza dei luoghi, degli uomini e delle cose; però fu mandato a cercare nelle sue stanze il Bardineto, e, non essendo trovato col

Ognun vede che questi non sono riscontri da farsi con Tommaso Sangonetto e con Giacomo Pico. L'antichit

Frattanto, Giacomo Pico, innanzi che il Sangonetto potesse indovinare le sue intenzioni e trattenerlo, si faceva in mezzo alla strada e, afferrando lo redini del cavallo, salutava il suo avversario con queste parole: Messer cavaliere, mi consentite voi pochi istanti di colloquio?