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È cosa molto strana, entrò a dire un gentiluomo piuttosto vecchio, che la duchessa dopo tutti i guai che, o per colpa sua o per colpa d'altrui, ha pur dovuto sopportare, conservi ancora quella giovanile floridezza di qualche anno fa; e stassera mi pareva quella medesima, quando andò sposa del duca di Pitigliano, e per la prima volta comparve alle feste di casa Orsini.

Al difuori, sopra le porte, come anche nel cortile, si vedono ancora gli stemmi in pietra della casa Orsini che risalgono al tempo della prima costruzione del castello.

Essi durarono quivi ancora per due secoli, mentre il secondo ramo di Anguillara si spense fin dall'anno 1548. Pio IV inalzò Bracciano a ducato nel 1560, a favore del pronipote di Virginio, Paolo Giordano Orsini, uomo, come il suo contemporaneo Sampiero, dalle passioni violente: in lui apparve per l'ultima volta la natura impetuosa della sua stirpe. Combattè gloriosamente a Lepanto. Era sua moglie Isabella, figlia di Cosimo I di Toscana che viveva quasi sempre da lui separata; sul conto di lui si narravano cose incredibili. Un giorno Paolo Giordano la strangolò con le sue mani nel suo castello di Cerreto in Valdarno nel 1576. In Roma s'innamorò poscia follemente della bella Vittoria Accoramboni, moglie di Peretti, un nipote di Sisto V, in quel tempo ancora cardinale; una notte nel giugno del 1583 fece assassinare nel Quirinale il Peretti e tre giorni dopo il fatto Vittoria fuggì, con sua madre, nel palazzo Orsini, presso l'assassino di suo marito. Gregorio XIII proibì le loro nozze e fece rinchiudere la donna in Castel S. Angelo, dove rimase sino alla morte del papa, avvenuta nell'aprile del 1585. Il giorno dell'elezione di Sisto V, Paolo Giordano sposò Vittoria. Il papa bandì l'uccisore di suo nipote e l'Orsini morì poco dopo in esilio. I suoi congiunti odiavano Vittoria, anche perchè ella pretendeva una parte dell'eredit

Alle due antimeridiane del 25 ottobre una compagnia di gendarmi, coadjuvata da un battaglione di zuavi si presentò alla casa Ajani, intimando la consegna delle armi e la resa. Alla minacciosa intimazione i Romani risposero impegnando un sanguinoso conflitto. Erano cinquanta, e non avevano che 28 fucili e 20 bombe alla Orsini!

I tempi degli Orsini e dei Colonna, di questi re della Campagna romana, i cui nomi e le cui imprese riempirono dei secoli, sono divenuti leggendarii, come il ducato dei Marsi. La rocca di Avezzano, oggi propriet

Ora nulla più impediva che, dove queste si ritiravano, le schiere garibaldine avanzassero; che, il 28, Nicotera occupasse Frosinone e, il giorno seguente, Velletri; che Acerbi rientrasse in Viterbo; che Antinori, Pianciani e Orsini entrassero in Palestrina, Subiaco e Tivoli, dove si costituivano dei governi provvisori.

«In tutte le lotte a corpo a corpo il nemico piegò sotto i vostri colpi. Sopratutto seminarono il terrore nelle schiere nemiche le vostre bombe Orsini. Nella notte del 23, quando il nemico gi

A destra, in fondo al paese, per un erto chiassuolo selciato di montagna si sale al castello degli Orsini, e un po' più innanzi la strada consolare si sbieca a mancina montando alla vigna del Principe o Villa Santucci. Generale Io interpellai si pare alle schioppettate: dobbiamo far caricare le armi? rispose egli senza scomporsi e voi altri occupato codesta collina a destra.

Mentre fino al secolo xvi gli Orsini e i Colonna furono i padroni veri e propri della Campagna romana, dopo il XVI secolo subentrarono in questo dominio le più recenti famiglie, i Borghese e i Barberini, portate su da papi nepotisti. Essi acquistarono le più belle propriet

La parte anteriore del castello è invece assai più recente, ed ha finestre in stile rinascimento. I merli sono mezzo rovinati, alcuni furono fracassati dalle palle di cannone. In complesso, l'edificio appare come un castello baronale del medio evo, di prim'ordine. Sul portale stan le armi di Sisto V, o meglio di suo nipote Michele Peretti, al quale gli Orsini avevano venduto Mentana.