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L'indomani mattina, quando Vittorio Emanuele si recava a visitare i suoi valorosi camerati della vigilia, ed a consegnare al Colonnello Chabron il decreto col quale decorava colla medaglia d'oro la bandiera del suo reggimento, il più anziano dei Zuavi gli partecipava che il reggimento lo aveva acclamato suo Caporale e lo pregava di accettare. «Ben volentieri amici miei» rispose il Re commosso di quel segno di simpatia «d'ora innanzi io appartengo a voi».

I progetti si fermarono sopra le due caserme di Serristori e di Cimarra, tenuta dai zuavi la prima, dai legionari di Antibo la seconda.

Mentre accadevano le cose narrate nei capitoli precedenti, Curzio, Monti, e Tognetti si accingevano all'opera, ch'era stata affidata al loro patriottismo. Una delle parti più importanti del piano d'insurrezione era certamente la mina della caserma Serristori. La caserma situata nel rione di Borgo, e a poca distanza dal palazzo del Vaticano, era occupata dagli zuavi pontifici.

Verso sera alla vedova infelice, si presentò, una visita inaspettata, il colonnello De Charette, il comandante degli zuavi, quello stesso che aveva domandato al Papa l'onore di assistere alla esecuzione di Monti e Tognetti. Egli entrò con aspetto triste e benevolo, si tolse di capo il cappello, e si avvicinò a Lucia, circondata da suoi figlioletti. Signora! diss'egli.

Muzio e P... da una parte, come testimoni di Talarico; Merode ed il Maggior Ventre dei zuavi pontifichaux dall'altra, testimoni di Pantantrac, misurarono il terreno, e gli avversari vi presero posizione alla distanza di cinque metri.

«Avantiesclamava il bellicoso concittadino di Nullo, cui il pericolo aumentava l'ardire. «Avantied ordinava di suonare la carica all'ordinanza sua, che a Tivoli s'era fornita d'una tromba dei zuavi pontifichaux, e nel gridare «avantiil nostro P..., colla sciabola alla mano, lanciossi sui cacciatori che sembravano voler difendere il ponte, ma che fuggirono all'avvicinarsi del nembo.

Abbiamo accennato di volo nel capitolo X alla catastrofe di casa Ajani, nella quale i Romani si batterono disperatamente contro i soldati del Papa: una donna generosa fu sgozzata co' suoi figli, e molti altri furono fucilati, dopo fatti prigionieri, dagli zuavi.

La maggior parte di questi ufficiali degli zuavi, ed anche dei soldati semplici, era piena di sentimenti cattolici e di ideali medioevali; essi ardevano dal desiderio di venire alle mani coi ribelli italiani, coi democratici dalla camicia rossa, gli eretici, e di vendicare tutti gli insulti patiti dal Pontefice negli ultimi anni.

Fu in una notte tiepida e serena che a Modigliano giunse il telegramma della presa di Roma. Da qualche giorno la campagna era cominciata, e quantunque il nemico fosse più che spregevole, il popolo non era senza inquietudine. La tradizione dei disastri monarchici, quando la monarchia si era battuta colle sole sue forze, pesava su questa spedizione, che non meritava nemmeno il nome di guerra. Si raccontavano aneddoti di La Charette generale dei zuavi, che fedele alla memoria del proprio nome infestava la campagna romana deludendo e superando i bersaglieri di Lamarmora, e allora l'anima del popolo si voltava a Garibaldi. Ma questi, che sapeva di aver ucciso il papato a Mentana, ne abbandonava le spoglie alla monarchia di Savoia incaricata dalla storia di saldare l'una all'altra tutte le membra d'Italia. Un'altra più grande idea occupava il suo spirito. Francia, Italia e Spagna, tutto il vecchio mondo latino doveva riunirsi per rattenere entro i limiti della nazionalit

Facendo saltare in aria quella caserma, e con essa la maggior parte degli zuavi, si toglieva il nerbo principale delle truppe papali, e mentre gl'insorti si trovavano a fronte di un numero preponderante, s'impediva almeno che nuove forze sopraggiungessero ad opprimerli del tutto, siccome poi sgraziatamente avvenne.