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Aggiornato: 12 luglio 2025


S'è proclamato, voi dite, in faccia all'Europa che le condizioni d'Italia abbisognano d'energici rimedî. Signore! Il proclama che voi attribuite alla politica del marchese d'Azeglio e alla vostra, s'è scritto e si scrive, da oltre mezzo secolo, col sangue dei mille martiri, che dai Napoletani del 1799, a PISACANE ed ORSINI, spesero la vita combattendo, o sul palco; e non uno è vostro: la spesero, i più, in nome della FEDE REPUBBLICANA, tutti in nome della grande Idea Nazionale. Voi, spronato, costretto dal loro sagrificio a balbettare qualche timido, incerto lagno sulle condizioni d'Italia, avete rimpicciolito il grido potente, che viene dai loro sepolcri, a sommessa e codarda preghiera; avete, all'immensa aspirazione nazionale, al sacro e veramente divino DIRITTO d'Italia, ch'essi rappresentarono in vita ed in morte, sostituito l'immorale, disonorevole massima che anche dai nostri tiranni noi possiamo, quasi mendicata elemosina, ottener libert

La mattina seguente fummo a Marineo, la sera a Misilmeri, dove il Comitato insurrezionale di Palermo aveva mandato i suoi emissarii a raggiungerci. Il 26 fummo a Gibilrossa, e li 27 eravamo padroni di Palermo. Il colonnello Bosco, credendo di correre dietro a Garibaldi, trovò Orsini; la diversione era mirabilmente riuscita.

La mia cicerona, disgraziatamente, non me ne seppe nominare alcuno. Forse avrei potuto trovare quello d'Isabella Orsini. Mi si mostrò invece la stanza di questa disgraziata principessa che, solo fugacemente, può darsi sia comparsa in questo castello.

Piegate il capo davanti «all'invisibile daga» della pubblica opinione, colla quale la Francia ridesta e l'Europa condannano a rovina il vostro usurpato potere, e morite, come Orsini moriva, con calma e rassegnazione. Londra, aprile 1858.

Nel XIV secolo, durante l'esilio dei papi ad Avignone, lottarono senza tregua per la signoria su Roma coi potenti Orsini, che d'allora in poi, furono loro costanti nemici ed amici dei papi. Rifulse in questo periodo, quale capo della casa, il vecchio Stefano Colonna. A lui Petrarca indirizzò sonetti ed epistole. Fu in questo secolo che si separarono i due rami di Palestrina e di Paliano.

Stolto e calunniatore foste di certo ad un tempo, quando, a carpire un voto di concessione obbrobriosa, dichiaraste alla facile Camera che si minacciava per noi la vita di Vittorio Emanuele. Se la vita di Vittorio Emanuele fosse minacciata davvero, non la proteggerebbero le vostre leggi. Ad uomini della tempra di PIANORI, di MILANO, di ORSINI, poco importa di giudizî o giudici: uccidono, o muojono. Ma la vita di Vittorio Emanuele è protetta, prima dallo Statuto, poi dalla nessuna utilit

La sua guerra contro gli Orsini ebbe però un esito inatteso e segnò uno splendido trionfo per questa casa minacciata da tanta rovina. Mentre Virginio languiva in un carcere a Napoli, dove poco dopo morì di veleno, difendevano eroicamente il suo castello di Bracciano il giovane Alviano e sua moglie Bartolomea, sorella di Virginio.

Lo Assedio di Firenze dedicai a persona anonima, e così rimanga: questo è un segreto fra un sepolcro e me, a me giova levare il sigillo della morte. La Isabella Orsini dedicai a Gino Capponi.

Lo stemma d'Aragona dimostra che la costruzione del palazzo va attribuita ad un Orsini; infatti molti Orsini entrarono nella famiglia degli Aragona di Napoli. Questo castello fu forse costruito da Giordano Orsini; il nemico di Cesare Borgia, si chiamava de Aragonia, conte di Tagliacozzo.

La pace di Villafranca dissipò l'ebbrezza della gratitudine, l'immagine di Orsini coprì l'immagine di Napoleone. «Con la prosecuzione della guerra io avrei osato ciò che un principe deve osare solamente per l'indipendenza del proprio paese!»; in questo modo l'imperatore giustificò davanti al senato francese la conclusione della pace, e il giudizio della posterit

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