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La triste notte di Gino Malatesti non si descrive. Furono pianti dirotti, furono disperazioni a cui non recò tregua neppure il sonno, poichè lo accompagnavano dolorose visioni. Gino sognò i Guerri in carcere, accusati di lesa maest

Beatrice fissata la fanciulla in volto, si sentì bene disposta verso di quella: quando poi intese che si chiamava come la madre sua. le sorrise mesta, e le si appoggiò sul braccio incamminandosi al carcere.

Allor surse a la vista scoperchiata un’ombra, lungo questa, infino al mento: credo che s’era in ginocchie levata. Dintorno mi guardò, come talento avesse di veder s’altri era meco; e poi che ’l sospecciar fu tutto spento, piangendo disse: «Se per questo cieco carcere vai per altezza d’ingegno, mio figlio ov’ è? e perché non è teco?».

Sarebbero stati ripresi subito... Lalla maritata anche più in fretta... e lui messo a marcire in un fondo di carcere. Non c'era giustizia per la povera gente!... .Chi era lui, Frascolini? Un plebeo, un pitocco, un villano! Con lui si poteva far questo e peggio.

La sala della Quistione era un'ampia stanza quadrangolare, la cui vôlta era sostenuta da grossi e ruvidi pilastri; non avea finestre; solo vi si vedevano due porte, l'una che da uno stretto corritoio metteva quivi entro, l'altra, chiusa da grandi spranghe di ferro, che dava ingresso ad un carcere sotterraneo.

Ma pur fuori del carcere infinite Donne e fanciulle in duol veggionsi immerse, Che per amor falliro e fur tradite, Ed ahi! di fama più non vivon terse. Rïalzarsi vorrìan, ma da inaudite Sorti vittima son d'alme perverse: Sottrarsi anelan da periglio ed onta; Ov'è una destra a sostenerle pronta?

Seppe pure in carcere della presa di Roma; ma tale avvenimento non poteva dargli allegrezza, chè nella Citt

Al domani, di pieno giorno, alle Quattro Cantoniere, ripetuti squilli di tromba chiamavano la folla dei curiosi. Il boia lega al cavalletto Francesco Perollo, reo di moda sediziosa, gli recide con forbici il posticcio codino, le fedine, i gambali e li butta sprezzatamente per terra; e scioltolo lo riconduce al carcere, non gi

Vi lascio pensare il colpo che ricevette Enrica. Il Venosa guardò il vecchio avvocato come per dirgli che la notizia da lui data era molto inopportuna. Com'è morto? domandò Enrica, impassibile per chiunque l'avesse osservata. Di quattro fucilate, riprese l'avvocato, senza riguardi, mentre tentava una fuga, di notte, scavalcando la finestra del suo carcere.

La mattina veniente, appena fatto giorno, fu visto il Luciani nella carcere di Corte Savella accompagnato da due vecchie femmine, o piuttosto furie, incamminarsi alla prigione di Beatrice.