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La sala di prima classe era quasi piena. Una signora francese, seduta davanti al pianoforte, sonava a memoria alcuni notturni di Chopin, incoraggiata dalle sommesse approvazioni di dieci o dodici uditori di buona volont

Tecla, che s'era tenuta fino a quel punto in cucina, donde aveva inteso i discorsi di Don Marco colla padrona, e quella notizia portata dal pievano, appena ebbe veduto libero il passo per la sala; uscì di l

Con poche pennellate di biacca sgorbiò un po' di fondo di tela non ancora coperto di colore, e si tirò indietro per riconoscere che quell'albore rinforzava benissimo i toni di tutto quanto aveva messo fin qui sul quadro, e bisognava proprio scegliere una sala bianca, tutta marmi di Carrara, o stucchi e oro. Pensò ancora.

Una settimana dopo, mentre sfogliava i giornali nella sala di lettura dell'Hôtel de la Grande Bretagne, in quel momento deserta, sentì schiudersi l'uscio. Era la baronessa Costanza di Fastalia.

Visto la sala degli Abencerrages, andammo a vedere i bagni che si trovano fra la sala delle due Sorelle e il cortile dei Mirti. Scendemmo una scaletta, passammo per uno stretto corridoio, riuscimmo in una splendida sala, chiamata sala de los Divanes, nella quale venivano a riposare le belle dei re, sui tappeti persici, al suon delle cetre, dopo aver fatto il bagno nelle stanze vicine.

Abbiamo veduto Tuccio di Credi così stralunato! Ah, Fiordalisa! Si sentirebbe male? Un po' di stanchezza; non è nulla; rispose mastro Jacopo, ma con un tono di voce che contrastava con le parole. Il caldo della sala da pranzo...le nostre chiacchiere!... Gi

Malgrado si mettesse queste questioni, mistress Grown non osava nulla chiedere allo straniero. Si proponeva mostrargli tutto, tutto dirgli. Lo condusse dunque nella vasta sala ove le ragazze entravano in quel momento per pranzare. Erano circa centocinquanta.

Le famose tendine erano state collocate nella sala di ricevimento e nello studio; la camera da letto e il salottino avevano quelle acquistate dalla signora Emilia, con colori favorevoli al viso, ma con disegni assurdi.

Del resto voi diceste al conte che non eravate sdegnato con Gabriella, dunque è necessario agire così. È vero: alfine fu maritata; è meglio evitare ogni spiegazione. L'ufficiale si mise a passeggiare su e giù per l'ampia sala: Quali avvenimenti! mormorava, e non è un sogno?... Basta, mi regolerò secondo le circostanze....

Io sono grata a voi, messere, e a tutti, di questo difficile incarico, gli rispose la duchessa, ma se poi, soggiunse sorridendo, me ne rimarrò coll'onta di un rifiuto, badate bene che mi avrete ad indennizzare. Ve ne do la mia parola. E allora io vado. Ciò detto la duchessa s'alzò, e con quel suo incedere leggiadro, attraversata la sala, si fermò innanzi all'Ariosto.