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I suoi occhi, d'un taglio purissimo e d'uno splendore calmo, erano micidiali senza volerlo. Nel suo incedere vi era qualcosa di divino; il ritmo della sua voce si confondeva col ritmo dei suoi movimenti. Non aveva mai prodotto tanta impressione. La sua bellezza aveva aquistato qualche cosa di luminoso e di fatale. Irradiava e turbava ad un tempo.

Per noi, per noi, il Vento sveniva di dolcezza su le mammelle calde e ansanti delle onde primaverili, come un amante dal corpo spalmato d'aromi, coronata la fronte di papaveri, nella spossatezza vasta di quella notte carnale!... A fianco a fianco andavamo, cadenzando il pulsare dei nostri cuori sui singhiozzi e i sospiri dell'onde desiose... Ella aveva la grazia fragile e pieghevole dei fiori nel suo incedere ondeggiante, leggiero e persuasivo, fra veli azzurri che le davano l'ali.

Ed ecco gli usignoli saltellare fuori dai piccoli tunnel fronzuti e inoculare l'adamantino sangue del loro canto nelle ramificate arterie del silenzio, sotto le palme che spandono l'anima sognante del Nilo. Giungono i primi invitati: ufficiali e soldati mutilati. Il loro incedere ha un ritmo sincopato sulla ghiaia scricchiolante dei viali.

Io sono grata a voi, messere, e a tutti, di questo difficile incarico, gli rispose la duchessa, ma se poi, soggiunse sorridendo, me ne rimarrò coll'onta di un rifiuto, badate bene che mi avrete ad indennizzare. Ve ne do la mia parola. E allora io vado. Ciò detto la duchessa s'alzò, e con quel suo incedere leggiadro, attraversata la sala, si fermò innanzi all'Ariosto.

Intanto che il conte ed Ermanno scendevano, il primo da cassetta, lasciando le redini al groom, e il secondo da cavallo, Rosalia di Verdara aveva chiesto alla signora d'Archenval se si fidava di fare due passi. «Mi proverò!..» aveva risposto la viscontessa, che il moto e l'aria dolce avevano animata, e le amiche erano anch'esse discese dal legno, di cui Ermanno aveva dischiuso lo sportello. Intanto che Giulio di Verdara si spingeva innanzi, al trotto del cavallo completamente rassicurato, la piccola comitiva si era messa in cammino, seguita a breve distanza dalla carrozza vuota. La contessa dava il braccio alla signora d'Archenval, e Massimiliana ed Ermanno si tenevano al loro fianco; ma ben tosto, per la lentezza con la quale la sofferente era costretta ad incedere, i due giovani si erano trovati inavvertitamente un poco innanzi. Tutta avvolta, nel suo mantello, con le braccia e le mani nascoste dentro di esso, la signorina di Charmory si perdeva fra quei larghi contorni e solo il suo profilo purissimo si disegnava sotto la toque d'una tinta scura. Restando solo per la prima volta con lei, una trepidazione crescente si era impadronita di Ermanno. Nel mentre qualche cosa di armonioso vibrava nell'animo suo all'imprevedibile fortuna di quell'incontro, egli avrebbe voluto esser lontano, tanto dolorosa finiva per essere l'emozione cagionatagli dalla vicinanza di Massimiliana. Poi, che cosa dirle, se non il sentimento che gli divampava dentro; di che cosa parlarle, se non dell'amor suo? Ma, al tempo stesso che egli si confermava nel proposito di non far nulla per dimostrarle ciò che provava, egli pensava alla difficolt

Quando la compagnia giunse, i Pescaresi smaniavano nell’aspettazione. I cantatori forestieri furono ammirati per le vie, nei loro gesti, nel loro incedere, nel loro vestire, e in ogni loro attitudine. Ma la persona su cui tutta l’attenzione converse fu Violetta Kutuf