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Aggiornato: 4 giugno 2025


In quel momento altre persone entrarono nel camerone, senza che il secondino, tutto assorto ne' suoi pietosi sentimenti, se ne accorgesse. Il giudice Marini, al quale era devoluta insieme all'istruttoria del processo politico, la sorveglianza del carcere dove erano detenuti gl'inquisiti, faceva sempre le sue visite in ore insolite e inaspettate, a modo di sorpresa.

Erano le cinque ore del mattino. La grande lampada posta davanti alla statua di legno di Sant'Ignazio ardeva nella cappella del carcere femminile di Santa Maria ad Agnone, ancora addormentato.

«Costoro e Persio e io e altri assai», rispuose il duca mio, «siam con quel Greco che le Muse lattar più ch’altri mai, nel primo cinghio del carcere cieco; spesse fïate ragioniam del monte che sempre ha le nutrice nostre seco. Euripide v’è nosco e Antifonte, Simonide, Agatone e altri piùe Greci che gi

Molti, anzi infiniti, il Guerrazzi ebbe a patire disagi corporali, lo domarono; i perpetui travagli dell'animo alla perfine lo vinsero, ed ei giacque infermo tre anni, quando più quando meno, della trucissima fra tutte le malattie, il tic doloroso del capo. Qui fu che, visitato dal professore Matteucci, a lui che lo confortava a ridursi a più tranquilla vita accettando una cattedra nel pisano Ateneo, egli rispondeva: un giorno avergli sorriso questo concetto; adesso troppe ingiurie essere corse fra il Governo, e lui perchè potesse compiersi senza scapito della reputazione di ambedue: del Governo come quello, che male si sarebbe creduto averlo comprato, suo, come quello, che peggio lo avrebbero reputato venduto. E pure da ciò trasse argomento un gentiluomo cristiano per maculare la fama del Guerrazzi apponendogli per lo appunto il contrario di quanto egli aveva operato; e quando? Quando egli tradito, e oppresso, logorava la sua vita in quinquennale carcere contendente il capo a suprema accusa, circondato da milizie, o piuttosto da belve tedesche! E il sor Filippo Gualterio si vanta, ed è caporale dei moderati. Dio ci scampi da questa razza moderati! Se tali opere persuade loro la temperanza, che cosa possa insegnar loro la scapigliata ferocia io non so davvero. Il signor Matteucci, non curata la tristizia dei tempi, richiesto attestò vero il dire del Guerrazzi, calunnioso il Gualterio. Certo il signor Matteucci va chiaro per la sua molta sagacit

Quel cambiamento repentino di vita, quel rapido trapasso dalle gioie serene della famiglia, alle torbide agitazioni d’un processo pericoloso, dall’aria profumata d’un parco all’afa nauseabonda del carcere, era un colpo troppo violento per restare senza conseguenze sopra un giovane felice ed avvezzo all’aria libera dei campi.

Ogni persona dubbia che incontrasse, la ronda la fermava, ed il cavarretta con la sua lucerna fissavala di sorpresa. Per poco che un sospetto cadesse su lei, veniva tratta in arresto. ⁸⁰ Cavarretta significò in origine carcere nel castello di Taormina, secondo Ugo Falcando. Nel sec. XVIII significava colui che nella ronda portava la lanterna. Alessi, Aneddoti della Sicilia, n. 127. Ms.

Il dieci d'aprile, nella sala degli esami del carcere giudiziario di Palermo, fece la sua propalazione davanti al presidente Carlo Morena, assistito da un vice cancelliere. Disse che si chiamava Angelo Pugliesi, raccontò la sua vita per disteso, diede i più minuti particolari dei suoi delitti, e di quelli de' compagni (37 nientemeno, e nella sola Sicilia!) nominando tanto i banditi, quanto gli ausili

Un delegato di Pubblica sicurezza si traveste da detenuto per carpire rivelazioni a Molinari in carcere.

In un momento di debolezza il prigioniero mandò a Luigi Filippo una lettera dimessa; e nella solitudine del carcere gli risorse una reminiscenza sentimentale degli anni di scuola in terra tedesca. Egli tradusse l'Ideale di Schiller: «io vidi le sacre ghirlande della gloria profanate da una fronte volgare», vale a dire, quella di Luigi Filippo. E non si convertì affatto: «resto fermo nella mia fede», scrisse alla madre, «e non mi curo dei clamori plebei». Persigny, poi, proclamò baldanzosamente, che la Francia un giorno si sarebbe pentita di essere rimasta sorda al grido di un Napoleone. Il principe fu rilasciato, a condizione che emigrasse in America. Ciò non ostante, dopo un breve intervallo ritornò in Isvizzera. E siccome il governo di luglio esigeva il suo allontanamento e minacciava, egli s'intertenne a tutt'agio fino a quando la sconsigliata paura dei borghesi non ebbe restituito un po' di lustro al suo nome; e infine dichiarò pateticamente ai confederati, che non intendeva con un più largo indugio mettere a repentaglio la sicurezza della sua seconda patria. Si volse quindi all'Inghilterra, dove divise il suo tempo tra il lavoro serio e i facili godimenti, e corse rischio di sommergersi nella inanit

Bianca di continuo attendeva se il padre dimenticasse nella sua stanza le chiavi della carcere: ma invano lo sperò, e temeva che male le riescissero i suoi pensieri. Gi

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