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Un secondino avea facolt

Numero.... numero.... egli cominciò a cincischiare, appena entrato numero Trentanove! A quella voce Roberto si scosse. Il secondino s'avvicinava al letto e avea posato la candela sul tavolino, che v'era accanto: s'inchinava verso il prigioniero. Ah! esclamò.

Recenti nel potere, circondati d'abusi spettanti al governo caduto, arrestati a ogni passo dagli effetti dell'inerzia e delle incertezze altrui, noi abbiamo bisogno di tolleranza da tutti; bisogno sovra ogni cosa che nessuno ci giudichi fuorchè sulle opere nostre. Amici a quanti vogliono il bene della patria comune, puri di core se non potenti di mente, collocati nelle circostanze più gravi che sieno mai toccate ad un popolo e al suo governo, noi abbiamo bisogno del concorso attivo di tutti, del lavoro concorde, pacifico, fraterno di tutti. E speriamo d'averlo. Il paese non deve può retrocedere: non deve vuole cadere nell'anarchia. Ci secondino i buoni; Dio, che ha decretato Roma risorta e l'Italia nazione, ci seconder

Gli repugnava di farsi amico del secondino, il solo che avrebbe forse potuto servirlo, più ch'egli non pensasse: pure, un , si rassegnò ad umiliarsi a quell'uomo; e lo pregò, esitante, se mai volesse incaricarsi di portare una parola, ch'egli avrebbe scritto, alla sua famiglia.

Gnau, buon pro ti faccia; almeno avvicinati alla mia stamberga, briccone! Un giovanotto dai venti ai ventidue anni, che ben si scorgeva per un secondino di quello stabilimento, si avvicinò alla cella di Topo, ed aperto il piccolo finestrino dell'uscio a doppio sportello, si fece vedere al detenuto. Figliol d'un tette* di Caicchia, to', chi ti faceva qua dentro.

Federici allargava la zona dei suoi studi nella letteratura di altre lingue, in manica di camicia, senza mai smettere, senza mai aprire bocca, come se fosse stato obbligato dal regolamento carcerario a divorarsi un dato numero di pagine, e Giovanni Suzzani si sprofondava nei romanzi dell'editore Aliprandi, scoppiando talvolta in risate così plateali e così rumorose che costringevano il secondino di guardia a buttare per il buco un ordine imperioso: Silenzio!

Nella sera di quel giorno in cui avvenivano nel palazzo del principe Rizzi le scene narrate nei capitoli precedenti, il secondino Petronio si trovava di guardia in un camerone interno delle carceri; toccava a lui di vegliare per tutta la notte in quel luogo. Il buon uomo si aiutava col tabacco da naso e con quello da fumo, contro il sonno che minacciava d'invaderlo.

Eh, tu sei galantuomo, Maldura; sei un buon camerata.... e l'abbiam fatta insieme la maladetta vita. Ma .... hai potuto scavare quel che mi preme? L'ho fatto cantare quel dannato secondino; e, se non fallo, la porta è quella l

Il secondino negò sulle prime, dicendo ch'era un impiegato incorruttibile, e che mai non avrebbe tradito il proprio dovere per tutto l'oro del mondo; poi, venendo a patti colla coscienza, tornò verso il prigioniero; e senz'altro dire lo guardò, soffregando lievemente il polpastrello del pollice su quel dell'indice, con significanza.

Ma il buon vecchio mi pregò di non darmene pensiero, perchè lui, in sartoria, con gli stratagli, avrebbe saputo farsene un altro. Nella prigione di Benevento avevo imparato a consumare il tempo con dei lavori di carta. In pochi mesi ero riuscito a mettere assieme una gabbiuccia che regalai a un secondino. Ma al Castellaccio non c'era proprio nulla da fare.