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Egli bisogna tuttavia che tu gli tolga questo mal vezzo, Roberto mio! disse la donna, mettendo con leggiadra dimestichezza il suo braccio sotto quello di Roberto Fenoglio. Dimmi, non è egli vero che tu contenterai in ogni cosa tua moglie?

È questa la cagione della tua esitanza? esclamò Roberto afferrando la lettera, mentre Odoardo doveva confessare a stesso che il discorso di Maria gli riusciva piuttosto oscuro, e brontolava fra : Questo è voler tormentarsi apposta. Ma come mai mia sorella ha capito di chi sia quella lettera?

La fede di Maria in Roberto non diminuiva, ma la sua anima era amareggiata da questi discorsi e glielo si leggeva sul viso. Comincia anch'ella, Maria, a non creder più in me? le domandava tristamente l'Arconti. Ed ella gli rispondeva pronta: No, mai, mai, glielo assicuro.... Ma che posso far io, povera fanciulla?.... Oh può far tanto!.... Se non altro può tener vivo il mio coraggio.

Roberto Sarfatti tenne il posto, come se non avesse mai fatto altro che comandare e dirigere: con fermezza, con giustizia. Egli era della razza di coloro che per ben fare han bisogno di sentirsi responsabili. Forse, per capire a fondo il suo uomo sedicenne, al comandante era bastato di fissar gli occhi su quella fronte di marmo: la fronte d’un Capo.

Siccome io vi diceva, la rissa di Roberto e di Catone incominciava a farsi seria quando questa cessò a causa dell'arrivo di un nostro personaggio. Entrò Narciso tutto attillato, profumato e lindo, sebbene il suo abito ed il suo cappello avessero per il lungo esercizio della spazzola perduta ogni ombra di pelo; costui aveva al solito le mani piene di anelli, un gran spillo falso appuntato al cravattone di raso, con una gran catena d'oro falso al collo ed orologio dell'istesso metallo, con guanti di pelle gialla alle mani; ei s'era fatto in mezzo ai combattenti cavallerescamente esclamando: Alto l

E l'orgoglio prevalse. Rilevando solo l'ultima parte del discorso di Roberto, egli rispose con voce cupa e velata dalla collera. Domani..... Ha detto domani.... Prima di domani sapr

Il conte Roberto e la contessa Bianca furono costernati all'annunzio; l'uno l'altra avrebbero imaginato che Filippo giungesse a tanto per la «monella»; e l'uno e l'altra, d'intesa, fecero comprendere la loro riprovazione ostentando di non voler parlare dell'accaduto e trascurando di chiedere notizie del nipote e del figlio.

Mentre così tra loro favellavano, si erano di alcuni passi scostati dalla volta, di sotto alla quale, sul finire delle parole di Roberto, parve uscire, ed uscì certo, una voce che disse: non v'è più lealt

Bravo Roberto! Scusa se non ho potuto venire incontro. Esco da mezz'ora appena dalla miniera.... Quanto piacere m'hai fatto ad accettare la mia offerta! Ci vorr

Così dicendo si chinò a baciare la sua mano. Allora Roberto Vérod ritrasse la mano ed aperse le braccia. I due uomini restarono un poco stretti l'uno contro l'altro. Chiese il principe, sommessamente: Fratello, tu mi perdoni? Ti perdono, fratello.... Scioltosi dall'abbraccio, Zakunine si passò una mano sugli occhi, poi s'allontanò.