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Aggiornato: 23 maggio 2025


Tuccio di Credi non sapeva che pensare; non sapeva che dire; aveva perduta la testa. Poco mancò che dimenticasse perfino di chiudere la bottega. Escito di l

Se io ti dicessi che vuol bene a te più che a tutti? S'è visto..., brontolò il barone, diluendo l'amarezza della risposta in un sorriso che non potè essere del tutto ironico. Anche i santi sentono le tentazioni e si starebbe freschi noi poveri peccatori, se Dio non dimenticasse volentieri i nostri peccati.

Più e più volte occorse che egli dimenticasse il desinare, ritornando con le ombre della notte al palazzo.

Che la mia coscienza si riscoteva ora dal suo obbrobrioso torpore, e m'imponeva di troncare la relazione. Io non poteva voleva esitare ad obbedire. Addio. Mi dimenticasse. Mi perdonasse, se potesse. Fino a ieri l'avevo vilipesa. Da oggi incominciavo a stimarla e a rispettarla. Tutta la notte non chiusi occhio. Aspettai la risposta sudando freddo, come il reo che aspetta la sentenza.

A lui vorrei ricordare, senza rimprovero ma perch'ei non dimenticasse come la necessit

Tanto bastò, e fu sin troppo, perchè il dabben popolo milanese dimenticasse quel sangue, anzi corresse a vedere quell'atto di giustizia del suo generoso signore; il popolo, tanto somigliante ai fanciulli, che da ogni cosa traggono motivo di festa, che contemplano giocondi lo strato disteso sulla bara del padre, e dicono oh bello alle molte candele accese ai funerali della madre loro.

«Di solito, diceva, ci si fa partire dal carcere alle quattro antimeridiane con una pagnotta di seicento grammi di pane stantio, e nessuno pensa più a noi se non all'indomani per darci un'altra pagnotta e rimetterci in viaggio. Se la si dimenticasse nel vagone o la si perdesse mentre si va dall'omnibus al vagone, felicenotte. Bisognerebbe rimanere digiuni fino all'altra distribuzione.

La finestra a cui stava vicino dava sul giardinetto di funesta memoria dopo il dramma ivi compiutosi dal disgraziato Rigotti; v'era caso che Tonino Grim * se ne dimenticasse, v'era sera buia e silenziosa in cui Tonino passando rasente alla finestra osasse guardare in giù per timore di veder sorgere la mesta ombra del suicida attraverso il fogliame della vite e dei fichi.

Fatte le solenni esequie, parve che il popolo si dimenticasse anche di quell'atroce avvenimento; soltanto dopo alcuni corse voce che la duchessa Elena era uscita di Roma con un seguito numerosissimo, e non sapevasi dove fosse diretta. Si diceva che più non erale bastato l'animo di fermarsi in Roma, quando seppe d'esser bersaglio della generale maldicenza, e s'accorse che tutte le più illustri case le chiudevano la porta in faccia. Ciò in gran parte era vero, ma quand'anche avesse potuto esser questa una causa forte per farla esular da Roma, pure n'era ella uscita per tutt'altro. Dopo qualche tempo infatti, con maraviglia e stupore universale, si seppe ch'ella aveva fermata la sua stanza a Rimini, fatta signora di quella citt

Accade che taluno de' vicini si rendesse ad Alessandria a visitare qualche congiunto pur soldato: la Marcellina gli fu intorno e gli proferì mille ricordi, mille cose che dovesse usare e dire al suo sposo. Il premea ognora di nuovo perchè nulla dimenticasse, e quasi dovesse solo occuparsi di loro, il pregava perchè mentre dimorava col

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