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I confronti tra questo primo attore e parecchi dei nostri italiani, tornerebbero forse a suo danno. Lascio Gustavo Modena, quel divino artista, che fece tutto bene, entrando, per dir così, nella pelle de' suoi personaggi; contenuto a forza nel Cittadino di Gand, arcigno nel Filippo, crudele e bigotto nel Luigi XI, terribile nel Sampiero, epico nel Saul, e sempre e da per tutto quel che voleva essere, non una linea di meno, o di più. All'altezza del Modena non era mai giunto, e forse non giunger

Esito non pari a quello del Sampiero ebbe in appresso il Marchese di Bedmar, nuovo dramma del Revere. E nullameno, questi primi saggi teatrali dati a brevi intervalli da tre elettissimi ingegni, allietarono l'Italia e infuocarono le illusioni facilmente infiammabili degli altri capocomici. Allato della giovine truppa capitanata dal Modena gi

Le quattro o cinque rappresentazioni che si diedero del Sampiero al vecchio teatro Re nell'autunno del 1846, furono altrettanti successi. Il pubblico accorse in massa e applaudì con entusiasmo.

Ogni volta egli entrava coraggiosamente nel paese, mettendo avanti editti di esilio e lanciando proclami, e contando sul concorso dei suoi amici. Egli fu ucciso nell'anno 1511, sui monti, dopo varii combattimenti gloriosi. Nell'anno 1564 Sampiero, il più valoroso dei côrsi, sbarcò nella sua patria con 37 côrsi e francesi.

Giuseppe Revere, dietro invito del Modena, scrisse dunque il Sampiero di Ornano, una epopea drammatica dalle tinte forti, piena di impeti patriotici. Il tema era storico, luogo dell'azione la Corsica; Sampiero, il protagonista, un agitatore del popolo, un forte ribelle che mirava a redimere la patria vessata dal dominio genovese.

Essi durarono quivi ancora per due secoli, mentre il secondo ramo di Anguillara si spense fin dall'anno 1548. Pio IV inalzò Bracciano a ducato nel 1560, a favore del pronipote di Virginio, Paolo Giordano Orsini, uomo, come il suo contemporaneo Sampiero, dalle passioni violente: in lui apparve per l'ultima volta la natura impetuosa della sua stirpe. Combattè gloriosamente a Lepanto. Era sua moglie Isabella, figlia di Cosimo I di Toscana che viveva quasi sempre da lui separata; sul conto di lui si narravano cose incredibili. Un giorno Paolo Giordano la strangolò con le sue mani nel suo castello di Cerreto in Valdarno nel 1576. In Roma s'innamorò poscia follemente della bella Vittoria Accoramboni, moglie di Peretti, un nipote di Sisto V, in quel tempo ancora cardinale; una notte nel giugno del 1583 fece assassinare nel Quirinale il Peretti e tre giorni dopo il fatto Vittoria fuggì, con sua madre, nel palazzo Orsini, presso l'assassino di suo marito. Gregorio XIII proibì le loro nozze e fece rinchiudere la donna in Castel S. Angelo, dove rimase sino alla morte del papa, avvenuta nell'aprile del 1585. Il giorno dell'elezione di Sisto V, Paolo Giordano sposò Vittoria. Il papa bandì l'uccisore di suo nipote e l'Orsini morì poco dopo in esilio. I suoi congiunti odiavano Vittoria, anche perchè ella pretendeva una parte dell'eredit