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Che fosse diventata Roma in cotesti tempi io non dirò, lascio che lo racconti il Cardinale Eligio di Viterbo di cui le parole queste, voltate nella favella italiana: «non mai nelle citt

Giammaria Giocchi, che tale si chiamava veramente Giulio III, mantenne Papa le promesse del Cardinale: innanzi tratto risegnò il suo cappello cardinalizio di santo Onofrio al ragazzo amato da lui e glielo mandò fino a Bagnaia di Viterbo. Invano i Cardinali si opposero alla strana elezione, e sopra gli altri il Caraffa che commosso da tanta indegnit

Intanto il Governo francese era informato del diffondersi continuo del partito radicale. Ebbe notizia di un trasporto di armi in Viterbo, e del piano di Garibaldi, che consisteva nell'armare navi a Genova e con quelle sbarcare sulla costa romana, mentre frotte di emigranti avrebbero passato il confine napoletano; e a Roma gli emissarii dei rivoluzionari dovevano eccitare alla rivolta. Invero Garibaldi si metteva palesemente a capo dell'invasione; alla fine di aprile egli fece pervenire una circolare ai ministri d'Inghilterra, Prussia e Russia a Firenze, nella quale egli protestava contro la sovranit

Veggansi anche i seguenti diplomi del r. archivio di Napoli: Diploma di Carlo I, dato di Viterbo 11 aprile undecima Ind. al segreto di Sicilia, per le spese di fra Filippo d'Egly dello Spedale di S. Giov. di Gerusalemme. Reg. di Carlo I, segnato 1268, O fog. 18.

Il piano di Garibaldi era stato di provocare una sollevazione a Viterbo, per mezzo dei suoi agenti; ma dopo il suo arresto, il Governo papale si impadronì di loro e delle corrispondenze che avevano seco. Gli agenti di Garibaldi erano anche a Roma pieni di attivit

Circa sei giorni prima del suo arresto a Sinalunga, Garibaldi trasmetteva ai capi dello colonne queste istruzioni, l'originale autografo delle quali è posseduto da Francesco Tolazzi: 1.º Punto di concentrazione delle colonne invadenti il territorio Romano a Viterbo.

Era stata cagione della risata una facezia insolente d'uno di essi sul fatto della giornata che suonava così: "Io credevo di venire a Viterbo per menare le mani contro degli uomini e invece vi abbiam trovato conigli, che si son rintanati al solo nostro apparire. Ove diavolo si sono appiattati questi liberali che menan tanto romore?".

Questo trattato dato di Viterbo il 27 maggio 1267, è pubblicato dal Buchon, in annotazione alla Cronica di Morea, lib. II, ed. 1840, pag. 148 e seg. Il matrimonio tra la Beatrice e Filippo si mandò ad effetto nel 1273.

Lo Stato della Chiesa era stato ripartito in zone militari: Viterbo, Civitavecchia, Tivoli, la Sabina, e Campagna e Marittima (Velletri e Frosinone). Queste formavano insieme una mezza divisione sotto il comando del generale De Courten; l'altra mezza divisione, un duemila uomini, risiedeva a Roma, sotto il generale Zappi. Nelle citt

Il 29 settembre venne a Roma l'annuncio che era cominciata l'invasione. Nella notte, 40 garibaldini avevano passato i confini a Grotte S. Stefano in provincia di Viterbo, avevan disarmato quel posto di gendarmeria, strappato gli stemmi papali, e piantato la bandiera italiana. Poi si erano diretti su Bomarzo, dove si era ripetuta la scena stessa. Da quel giorno, ebbero spesso lungo qua e l