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Aggiornato: 10 giugno 2025


Federigo, andando a Viterbo, incontra il Pontefice Adriano nei campi di Sutri. Era costume che i Regnanti Incontrando il Pontefice gli si prostrassero, gli baciassero il piede, gli tenessero la staffa, e la Ghinea per lo spazio di nove passi romani gli conducessero. Lo Svevo, sdegnando coteste cerimonie, si fa arditamente incontro ad Adriano, che lo respinge, e gli nega il bacio della pace.

Era giunto Muzio a questo punto del veemente suo discorso in onore del bel sesso, quando un'apparizione di donna, come discesa dal cielo, col volto e col portamento di un angelo, apparve agli occhi suoi sul sentiero di Viterbo e a quella vista tutta l'eloquenza del giovane romano svanì ed egli rimase come una statua contemplando l'adorata sovrana del suo cuore.

Fu quello un colpo da maestro; perché Sempronio con grida e lamenti che destavano le beffe, non la compassione negli astanti se la diede a gambe verso Viterbo lasciando ad altri l'esecuzione del suo famoso piano di battaglia.

Il generale romano, cioè straniero, al servizio del papa, giunto in Viterbo con quante forze aveva potuto raccogliere, chiamò a consiglio nel palazzo municipale gli ufficiali superiori del suo esercito pigmeo. Tra questi ultimi si trovava un maggiore, col naso enfiato, come un cocomero e coperto di striscie di cerotto.

La carica dei mercenarii non ebbe sfogo che contro alcuni cani e somarelli di campagna che si ritiravano a casa e non s'udiva altro che un grande abbaiare dei primi ed un urlar dei secondi, perseguiti colle baionette alle reni dai valorosi campioni delle sottane. Eran circa le 10 della sera e tutto era tranquillo in Viterbo.

Intanto concordi notizie recavano, che i francesi del Morris gli muovevano contro da Viterbo, e che gli austriaci da Foligno si mettevano in marcia per Todi. Garibaldi mandò un nerbo de' suoi a scorazzare sulla strada di Foligno per far credere che mirava l

Benedetto fuggì dapprima a Viterbo, poscia cominciò però a provar rimorso di aver rinnegato anche solo per poco tempo il ricordo di Savonarola; egli tornò quindi a Firenze e cominciò a difendere coraggiosamente le dottrine del suo infelice maestro, quantunque dovesse affrontare la vendetta del partito avverso.

Il 23 ottobre, Acerbi per Torre Alfina si avvicinava a Viterbo con soli 800 uomini. In quella citt

Per altra parte il Monforte, con raro esempio di prospera ventura, traversata Romagna ove gli occorsero tutti i Guelfi d'Italia, tra i quali quattrocento uomini d'arme fiorentini, si avvicinava a Viterbo. Molto andava lieto il Conte Carlo della venuta del Monforte, molto più dei quattrocento Fiorentini che gli si erano aggiunti. E' bisogna sapere, che quando nel 1260 i Ghibellini per opera di Farinata prevalsero in Firenze, tutti i Guelfi si partirono nella notte del 13 settembre, e nella citt

Le schiere volontarie, scacciate da Bagnorea, si erano gettate su Torre Alfina, piccolo villaggio sul confine toscano, fortissimo per la natura del luogo. Qui il generale Acerbi radunò le sue schiere, come in un quartier generale, per piombar su Viterbo, appena fosse possibile.

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