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Laggiù, sulla distesa del mare, a forse un tiro d’archibugio, si vedevano infatti tre corpi che avevano aspetto umano. Si distinguevano le teste, erette sull’acqua; e ben presto, appressandosi quei corpi al naviglio, si distinsero i capelli neri, spioventi sulla nuca e sulle tempie. I volti erano di tinta scura, e non parevano di naturali delle isole. Del resto, non era più possibile di pensare a selvaggi di quelle parti che si salvassero a nuoto, essendo andata sommersa la loro piroga. In primo luogo, non nuotavano come gente perduta che cercasse di mettersi in salvo; nuotavano come gente balda ed allegra che si trastullasse sulle acque. Spesso saltavano fuori dei flutti, mostrando intiero il torso, fino alle reni; ed anche alzavano le braccia, mettendo fuori certe estremit

La cui allegoria in cotal modo permane, che male al padre e al figliuolo avegna, quando ogni voglia del figliuolo si consenta, e così la temenza del presente testo figurando si conta. quando Icaro misero le reni Sentì spennar per la scaldata cera, Gridando il padre a lui: mala via tieni

Impazientissimo andò verso la porta: ed ecco si abbattè con Bonello che veniva innanzi lentamente e colle mani nascoste dietro le reni. Messere, disse Bonello: siete disarmato? Debbo temere i traditori nel mio castello? rispose fieramente Ugo, e comandò: Bonello, fate alzare subito il ponte.

L'acido urico è poco solubile nell'acqua, insolubile nell'alcool e nell'etere, solubile in soluzioni di fosfati alcalini. Nei reni il fosfato neutro di sodio cede all'acido urico met

Ebbe di nuovo il movimento brusco per volgersi a guardare se non le stesse alle reni uno spettro visibile; s'accorse di ciò che faceva, e rabbrividì pensando che aspettava la morte e poteva giungere la follia. Dove andava?... Non aveva scritto in fronte l'angoscia e il terrore?... Perchè la guardavano tutti?... Che cosa diceva il suo volto?...

Nora, durante il canto, guardava, fissava cogli occhi pieni di ricordi e di sorrisi il duca Giovanni che le rispondeva pure sorridendo e facendo l'occhiolino, ma che intanto pareva curvarsi, torcersi sotto quei lunghi sguardi, e inavvertitamente, con una mano, si premeva le reni.

I tentacoli possedevano un rilievo quasi tattile, e la bocca era tremenda, appoggiata alle reni della vittima, da cui suggeva sangue e midollo. Ancòra dritta e prona innanzi, la donna s'affaticava a divincolarsi dall'amplesso viscido, e con le braccia stillanti gocce porporine, resisteva alla stretta che la soffocava.

Allora volle alzarsi, ma un peso enorme la premè su quello scalino senza permetterle nemmeno di spostare il gomito. Si sentiva piegare le reni e il respiro le usciva a stento dalla bocca, mentre un'altra gravezza, come di una invisibile calotta, le spingeva la punta del mento sempre più innanzi nella palma della mano. Ripetutamente si sforzò di voltare la faccia verso la chiesa.

Giorgi sedeva sopra uno sgabello da pianoforte, la contessa Ghigi spariva quasi, entro una larga ottomana, mentre Prinetti allargandosi sopra una robusta sedia americana, a rete di giunco, perchè qualunque imbottitura gli avrebbe infiammato le reni, grasso com'era, guardava ancora il dottore.

Il Casalbara le tenne dietro curvo, premendosi la mano sulle reni indolenzite, gemendo: Ahi! Ahi!... Non mi sento bene stasera...; non mi sento bene. L'altra non gli badò nemmeno e mandò via subito la cameriera, senza svestirsi. Di', su, sbrigati, che c'entra il Kloss?