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Aggiornato: 23 luglio 2025


Come 'l viso mi scese in lor piu` basso, mirabilmente apparve esser travolto ciascun tra 'l mento e 'l principio del casso; che' da le reni era tornato 'l volto, e in dietro venir li convenia, perche' 'l veder dinanzi era lor tolto. Forse per forza gia` di parlasia si travolse cosi` alcun del tutto; ma io nol vidi, ne' credo che sia.

Nessun testo lo proibisce; e ce n'è uno che forse li permette tutti. Ma . Servite Domino in laetitia; lo raccomanda il Salmista. Volete giuocare anche voi? Eh! se non fossero quattr'ore che mangio polvere, e che mi fiacco le reni col cavallo più indiavolato della cristianit

Poi un dolore acuto alla mammella sinistra, troppo stretta da una mano troppo pesante, le fece gettare un urlo, mentre l'altro abbracciandola subitamente alle reni la sollevava dalla sedia e col leggiero, grazioso corpo sul petto cadeva attraverso il canapè.

ne' quando Icaro misero le reni senti` spennar per la scaldata cera, gridando il padre a lui <<Mala via tieni!>>, che fu la mia, quando vidi ch'i' era ne l'aere d'ogne parte, e vidi spenta ogne veduta fuor che de la fera. Ella sen va notando lenta lenta: rota e discende, ma non me n'accorgo se non che al viso e di sotto mi venta.

Veduto da lontano, immobile, nel sole, con le mani sulle reni e le pupille velate o addormentate nel fondo cristallino, ha l'aria di un uomo impagliato.

Dopo aver meditato a lungo e arrossito parecchie volte, finalmente si decide e, a piccoli passi fatti con cautela straordinaria, quasi camminasse sulle ova, si accosta al primo banco e siede vicino a me, non prima d'avermi detto, con fare cerimonioso: Scusi tanto: posso sedere a questo posto? Se non hai male alle reni, si, figlio mio! gli risponde con paterna e incoraggiante bonomia.

Gherardo Ismera. Ma tacete, ma tacete! O vi schianto. Fuori di , egli balza e minaccia. Implacabile, l’altra riempie d’agonia l’aria che lo soffoca. Mortella. No! Ora un sussulto gli getta la testa indietro, e un altro, e un altro. È irrigidito, inchiodato su le reni. Si solleva, s’inarca, ricade. Il respiro non passa più a traverso i denti stretti. Il cuore sobbalza, non batte più, è vuotato.

Cotal dicendo alza la spada, e crudo AMEDEO strigne; ei che 'l furor discerne Al ferir, che ne vien porge lo scudo, Così l'offesa, e la minaccia scherne; Ma dove quel selvaggio il corpo ha nudo Caccia l'acciaro entro le parti interne, E prima il ventre, e poi le reni impiaga; Quei cade, e 'l campo di suo sangue allaga.

Così disteso a terra com'era, si cercò alle reni il pugnale per appuntarselo al petto e poi pregare con religiosi e suicidi contorcimenti: l'atto della supplicazione, credeva, avrebbe celato a Dio il delitto. Non trovò l'arma: allora disse: È volere del cielo ch'io non muoia così orrendo! e potè rizzarsi, e salire la montagna. O Signore scongiurava: fammi capitare a Malandaggio!

Questi toccata la soglia, s'era volto addietro alle grida; e al luccicare di quelle armi, credette di sentirsele cascare sul capo, entrare nelle reni fredde diaccie, si vide fatto in pezzi a dirittura, e peggio che nel sogno della notte innanzi.

Parola Del Giorno

serafica

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