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Tacete, tacete.... signor ingegnere! implorava Marco Alboni, convinto di parlare con l'Amoretti; e timoroso di gravi danni. Oramai ricco, poichè avea appropriato a da anni il meglio di ciò che avrebbe potuto spendere o risparmiare il marchese, stimato, egli vedea tutto a repentaglio, se l'Amoretti parlava.

Lo ripeto, ma non posso dimenticare che lo amai.... e.... Tacete. Non posso dimenticare soprattutto ch'ei salvò la vita a me ed a mio padre.... Voi pure, se mi amaste, dovreste pensare a questo.

Ora questa è la cena: io volli dire la scena. E questo intorno è 'l Coliseo dove sedete. Chi è stato a Roma sa quel ch'egli è... Oh come mi rodeva! Una rogna canina! Ma tacete. Ecco il vecchio. Ei vien via col suo portante. Oh che cera d'amante! O dio Cupido, hai pur poca faccenda a travagliarti con simil manigoldi! Se non pare il Testamento vecchio e l'Imprincipio! Parla con seco istesso.

Si era avvicinata a lui, chinata verso lui, parlandogli: e gli parlava con una voce tremante, roca, come egli non aveva mai inteso uscire da quelle labbra. Egli ebbe un atto di smarrimento: Tacete, Clara, tacete! No, amico mio, non mi fate tacere, non vi ho mai detto nulla, in questo tempo, e ora muoio, se non vi dico tutto....

Se vi racconto una storiella, io, vi faccio piangere e buttò la sigaretta in mare. Allora tacete. È così dolce questa notte.

Tacete! Una sciocca passione vi far

E le prese la mano, risolutamente, per portarla via. No disse lei. Venite via. No. Perchè? Perchè non vi amo. O Paola, o Paola, non parlate così proruppe Fulvio, con voce di pianto. Come volete che io parli? Tacete piuttosto. Il suono della vostra voce, così dolce e così fredda, mi fa disperare. Tacete, ve ne prego. Ella tacque.

No; ma che ringrazio il cielo, il quale non permise.... Tacete! tacete! esclamò il duca furioso. Egli si sentiva tratto con violenza ad imporre colla forza silenzio a sua moglie, a gettarle almeno in viso una di quelle parole umilianti che trafiggono coloro cui sono dirette, ed avviliscono tante donne, le quali cadono allora ai piedi di chi le insulta; ma donna Livia!

E prendendola per un braccio, trascinandola quasi: Andiamo, le ripetè, e tacete! Ella tacque. La sua alterigia la consigliò a seguire il duca con una apparente tranquillit

E voi tacete di lassù, perfido cane; gridai, raffidato da quella buona andatura, e cercando di volgere il nostro caso in burletta; siete voi che m'avete fatto incespicare, obbligando Galatea, la più candida delle ninfe, a seguirmi nell'acqua. Lasci star Galatea! rispose la mia nuotatrice. Quella poverina ha rimorso d'essersi messa a correre come una bambina matta. Perchè rimorso?