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E mentre la sua mano Al cor la mia premea, «Arturo, ella dicea, Mi sarai tu fedelDi tali accenti al suono Mi si drizzar le chiome; «È forse questo il nome, Gridai, d'un mio rival!!! «No! la gentil rispose, Ma qui fa tanto scuro, Ch'io t'ho chiamato Arturo Invece di Pasqual!!! Ecco il fatal momento.... Fra poco, o dolce Elisa, Da me ti avr

Turbini di polvere aggressiva; acciecante fusione di zolfo, di potassa e di silicati per le vetrate dell'Ideale!... Fusione d'un nuovo globo solare che presto vedremo risplendere! Vigliacchi! gridai, voltandomi verso gli abitanti di Paralisi, ammucchiati sotto di noi, massa enorme di obici irritati, gi

Le truppe intanto avevano occupato i loro quartieri ed io mi misi in cammino per recarmi alla patria di Mario. Il carretto che mi portava correva a precipizio ed anzi, presso il ponte, gittò a terra una donna. Gridai, ma fortunatamente la poveretta si rialzò subito e il mio vetturino continuò a sferzare, bestemmiando, il suo ronzino. Per andare da Sora ad Arpino, conviene ripassare per Isola; prendemmo col

Pareami in sogno al sacro monte in cima Venir per l'aure a vol, sovr'ali snelle Tra il coro delle vergini sorelle Per cui l'uom tanto il viver suo sublima. Tornai sul luogo della mia nascita e gridai: «Gli amici della mia gioventù, ove sono?» E l'eco mestamente rispose: «Ove sono?» ...

Quando vidi costui nel gran diserto, «Miserere di me», gridai a lui, «qual che tu sii, od ombra od omo certo!». Rispuosemi: «Non omo, omo gi

Vi ispiro tanta ripulsione? mormorò ancora la sua voce stranamente alterata. No, no, ma lasciatemi! gridai in un impeto di paura, di dolore, di avvilimento. Myriam, vi amo. Non è vero. Pronunciai queste parole con una amarezza che lo colpì. Si rizzò in piedi, col volto disfatto, cogli occhi torvi. Badate, quest'ora era vostra. Non mi avrete mai più così, mai più!

Inutile fuggire: mi teneva dietro sorridendo, mentre io fuggiva con ribrezzo. Quel sorriso! Mi velavo gli occhi: e lo vedevo ancora, tra i brividi. Sull'alba risalii quella scala, picchiai di nuovo a quell'uscio. Ricomparve la ragazza bionda col lume. Tua madre? L'aspettata irruppe, pallida come la morte. Io le afferrai un braccio. Sospeso tra la morte e la vita gridai: Ebbene?

Figuratevi il mio spavento; gridai, piansi, la zia cercò di tranquillarmi dicendo che il signor De Boni, se ero saggio, mi avrebbe trattato bene, che mi avrebbe portato amore... ma finiva sempre col piangere desolatamente; non credeva nemmanco lei a quelle sue parole. Un giorno fui condotto dal cavallante nel seminario di Novara.

Chiamavo: Cara! Cara! Non rispondeva. La stretta delle sue mani al mio collo si veniva rallentando, ma non era tuttavia possibile disgiungerle. Allora mi alzai per coricarla sul sedile; la testa le cadde lungo il mio braccio, le mani rimasero congiunte. Gridai singhiozzando inutilmente nel fragore del treno, chiamai con voce disperata Iddio che solo poteva udirmi.

Mia madre si fermò su l'uscio, esitante. Aveva su le labbra qualcosa che avrebbe voluto essere un sorriso e che mi parve subito l'anticipazione di tristissimo annunzio. Mamma!... gridai. Fausta sta bene, rispose. E.... feci senza aver forza di proseguire. Rassegnati, Dario!... È una bambina!