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Non dire così, Fausta! Ormai! La vita, replicai, non ostante le nostre aberrazioni, le nostre miserie, le nostre colpe, è bella, Fausta; massime quando le sorride una giovinezza come la tua, massime quando possiamo adoprarla per qualcosa di nobile, di eccelso, da soddisfare la nostra coscienza, da appagare il nostro cuore. Tu insegui sempre il tuo sogno! No, Fausta. Ormai! ripeto come te.

Sorrise, guardandomi fisso, quasi avesse indovinato che quella mano compiva un atto insolito e avesse voluto mostrarmi che lo gradiva. Povera piccina! mormorò Fausta, mentre mi allontanavo temendo che ella non sapesse contenersi. Paventavo una scena alla presenza di mia madre.

Non sapeva come riparare la sua storditaggine, vedendo il viso di Fausta improvvisamente rabbuiato. E continuò: Dovr

Pochi giorni dopo, nel tornare da una passeggiata, Fausta, tutt'a un tratto, a pie' della scala, sentendosi venir meno, si aggrappava al mio braccio, esclamando fiocamente: Oh, Dio!... Dario! E mi si aggravò sul petto. L'alzai di peso e la portai su quasi fosse stata una bambina. Era pallidissima, diaccia. Mia madre non si smarrì al mio grido che chiamava soccorso e a quella vista.

Vedendomi aggirare, cupo, per la camera dove la bambina agonizzava, e fermare davanti al lettino di ottone, sotto le coperte del quale si scorgeva appena il corpicino ridotto pelle e ossa, irriconoscibile, Fausta mi guardava ansiosa a traverso il velo di lagrime che le offuscava gli occhi.

Sorvegliavo ogni movimento, ogni atto di Fausta. Le sue passeggiate, il suo nutrimento, le sue più indifferenti occupazioni diventavano per me tanti difficili problemi da studiare, da risolvere ponderatamente.

Fausta lo fissava con gli occhi velati di lacrime. La rimproverai dolcemente. La sua sensibilit

Due volte mi ero sorpreso, nel mio studio, con le mani giunte e gli occhi rivolti al cielo, in atto di ringraziamento e di preghiera; e, nonchè arrossire di un atto che contradiceva alle mie convinzioni filosofiche, non me n'ero nemmeno maravigliato. Stavo attorno a Fausta, in gioconda ammirazione di quel fragile corpo di donna che conteneva il misterioso germe, la mia speranza, la mia vittoria!

Avevo osservato Fausta a lungo, non visto, in chiesa, e ne avevo ricevuto una consolante impressione di energia, di salute, di equilibrio. Niente di sensuale, di bassamente voluttuoso; ma una armonia dolce e tranquilla di bellezza esteriore e psichica che non avrebbe mai suscitato in nessuno furori di passione morbosa.

Povera Fausta!... Neppure un momento di dubbio mi parve che la turbasse in quegli ultimi giorni. La vedevo andare incontro al destino come una vittima coronata di fiori. Ne profondeva in ogni stanza, specialmente nel suo salottino, spargendoli fin per terra con strana soddisfazione.