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«C'è il tuo lettino. Vi metterò le lenzuola di bucato, profumate di spiganardo». «Ma chi va a letto senza cena, tutta la notte si dimena. I miei compagni sono andati al banchetto del quale il Sindaco si fa onore alle spese dei contribuenti; io no: ho voluto venir qua da te. Che mi dai?». «Oh poveretta me! Non ho se non un po' di pane stantìo e del cacio di pecora. E come si fa?

Baciò e ribaciò l'Agnese, le promise che sarebbe andata a trovarla; l'assicurò che, appena guarita, l'avrebbe subito ripresa, e a edificazione degli infermieri che la confortavano vedendola afflitta in quel modo, le colmò il lettino di aranci e di dolci, e volle ancora che bevesse due dita di fernet.

Vedendomi aggirare, cupo, per la camera dove la bambina agonizzava, e fermare davanti al lettino di ottone, sotto le coperte del quale si scorgeva appena il corpicino ridotto pelle e ossa, irriconoscibile, Fausta mi guardava ansiosa a traverso il velo di lagrime che le offuscava gli occhi.

Quella sera, quando venne l'impresario, Anne-Marie non era pronta come di consueto, pallidetta e sognante nel suo vestito di raso celeste. Era nel suo lettino, e dormiva rosea e placida, dopo la lunga giornata passata all'aria aperta. Siamo pronti? disse l'impresario guardandosi intorno. La piccola non può suonare questa sera, disse Nancy. E' stanca.

Tutt'e due, il dottore da una parte del lettino, Evelina dall'altra, rimanevano immobili, assorti, per ore e ore, vigilando il malato, notando ogni suo movimento, studiandone il respiro.... Pure, la loro ansiet

Ma forse pensò avrò inteso male. La troverò alzata, certamente! E sperò davvero che così fosse. Era la seconda volta soltanto, ch'egli vedeva e che entrava nella camera di una donna. Però la cameretta umile, piccina, dove sul casto lettino di ferro avea veduta distesa la morta, in quel punto non gli attraversò la mente: egli era troppo commosso e turbato.

Nancy riconobbe la musica. Era la «Romance» di Svendsen. Anne-Marie, sempre ritta e immobile col braccio teso, come una piccola profetessa allucinata, sussurrò: Senti? E' questo il pezzo che era bello, e che lui non ricordava! E' un violino, cara, disse Nancy. E sedette sul lettino della bimba. Ma Anne-Marie ascoltava, immobile.

Il giorno della morte del professore, dopo averlo adagiato con l'aiuto di altre persone sul lettino di ferro dove egli aveva dormito, per tanti anni, poche ore della notte non si permetteva, da quasi mezzo secolo, più di quattr'ore di sonno io volli rivedere il ritratto dell'ignota.

Aveva tratto fuori da una valigetta due o tre custodie di cartone avviluppate in vecchi giornali, e apertele sul lettino, che occupava quasi met

Non più la sera al suo lettino la Fräulein le cantava del Beethoven travestito da ninna-nanna. Ma bensì i suoi due vecchi amici, «Bel Popò» e «Menton Fleuri» tornarono al suo capezzale; e l'accompagnarono come di consueto alla buia e lontana Isola del Sonno. Con loro ella s'imbarcava, meno timida, sulla grande nave dei sogni che ogni sera con vele stellate l'aspettava, galleggiante sull'oscurit