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E via, per vette e balze e precipizii, gli vola dietro la piccola Anne-Marie, ebbra di musica, folle di gloria... ed io li seguo, correndo, ansando, palpitando, perdendo nella folle corsa tutto ciò che una volta fu mio, lasciando tutto, tutto dietro di me i sogni, le speranze, l'Amore...

Ma se Anne-Marie avesse la scarlattina?! D'un tratto Nancy si sentì convinta che Anne-Marie aveva la scarlattina, e che arrivando a Staten Island vedrebbe sventolare dal balconcino del Gartenhaus la bandieretta rossa che avverte... Nancy era sulla soglia e si apprestò a battere alla porta.

Fräulein era andata con Anne-Marie e con un grosso volume sulla Rivoluzione Francese sotto al braccio al Giardino delle Tuileries. Il ragazzo del «lift» bussò alla porta e annunciò una visita; subito, senza attendere consenso, un signore entrò. Era Aldo! Aldo, colla barba quadrata, e un occhialetto pendulo Aldo, immacolato e irreprensibile, col cilindro in mano.

Anne-Marie! è la musica che ti fa piangere? chiese. La piccina la tenne stretta, e non rispose. Nancy la indusse con mille carezze a tornare nel letto; e la ricoprì e la baciò e la lasciò nel buio. La porta tra di loro rimase aperta. Nancy al suo tavolino udiva la melodia tenera della «Berceuse» di Grieg e il gaio staccato del «Minuetto» di Händel.

Ma Anne-Marie era la creatura del suo ambiente. Anne-Marie metteva degli abiti foggiati e cuciti da Minna; e portava in testa un piccolo e piatto cappello rosa che pareva un coperchietto. Anne-Marie aveva parlato italiano come una principessina di Toscana; ma il suo inglese, imparato dai tedesco-americani della Settima Avenue e dell'82.ma Strada, era un idioma orrido e grottesco.

Facciamo questo gioco, disse Nancy, che tu sei un piccolo libro che ho scritto io: un bel piccolo libro come le fiabe di Andersen.... sai bene, quello che ha dentro le belle immagini di principessine e di fate. Ebbene, in questo libro ch'io amo tanto.... Di che colore è? disse Anne-Marie. Oh! tutto bianco, e rosa, e oro, disse Nancy, baciando le chiome lucenti della sua bambina.

E allora? disse Anne-Marie. Allora, il buon Dio portò via le rose. Tutte le rose del mondo!... E tutti i poeti morirono. Di cosa? disse Anne-Marie. Di silenzio, disse Nancy. Vi fu un'altra lunga pausa. Sono morti spiegò Nancy perchè non avevano più niente da dire. Anne-Marie aveva l'aria molto triste. Nancy si affrettò a consolarla. Ma non quelli veri? Forse non quelli proprio veri, disse Nancy.

Era una splendida mattinata di sole. Nino, di cui ormai i capelli erano grigi e il carattere irascibile come quello di suo padre così almeno diceva la zia Carlotta camminava davanti a tutti con Anne-Marie, che gli trotterellava accanto tenendogli la mano.

Ecco, erano pronte. Nancy voleva dare la mano ad Anne-Marie, ma la piccina portava il Guarnerius e i fiori, e non potè. Gli inservienti in uniforme salutarono, e spalancarono le porte.

Mandò dei regali allo zio Giacomo e alla zia Carlotta; ad Adele e a Nino; a Clarissa e a Carlo. Si ricordò di un ometto senza gambe che da tanti anni vedeva a Milano seduto in un carrettino sul Corso, e mandò a Valeria cento franchi perchè glieli desse. Anne-Marie era vestita di raso liberty con un mantello alla russa di broccato bianco, e un cappello a lunghe piume.