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No, no, alla Carolina non la davano a bere e i medici potevano dir nomacci latini quanti ne volevano, ma il male di quella signora era tutta passione, ecco cos'era, le gelosie e le pene che le aveva fatte passare il Duca per quella strega grassa, per quella Russa che rideva sempre.

Ah ; mi ricordo benissimo che come tale sono stato ammesso nell'albo, e come tale anche difeso da lei. È infine una gentile signora. Possiede una cultura molto superficiale, tanto da non sapere, due settimane fa, che il Leopardi è morto. Ma che? per gustar le bellezze d'un poeta è forse necessario di conoscerne la vita? Quella è scritta in prosa, e la contessa non si rovina gli occhi nella prosa; ecco tutto. Le donne, di solito, non sanno niente di storia letteraria. Dio buono! e chi ne sa, intorno a loro! Terenzio Spazzòli conosce la letteratura francese modernissima, per aver letto dei titoli e qualche pagina dei libri parigini; conosce la russa, per sentita dire, e solo perchè i romanzi russi son passati dallo staccio di Parigi. Vuole oggi psicologia nei libri, come qualche anno fa avr

Dipinse stessa nella delicata adolescente russa, che sulla scorza degli alberi andava religiosamente incidendo la parola «verit

Quando egli fu partito, Edith si avvide che la russa aveva aperto gli occhi e la guardava fissamente. Mi avete parlato? domandò Edith. No, disse la russa, nella sua strana voce vuota Ho pensato. Edith sorrise. Che cosa? Ho pensato: perchè mentite, voi? Edith si rizzò a sedere facendosi rossa in viso. Come? esclamò. Rosalia Antonowa tenne i suoi occhi profondi inchiodati sul viso di Edith.

Mia cara Milla, tu disegni, nevvero? chiese dolcemente la Baronessa. Avevo principiato, ma ora non disegno più, dacchè ho visto quanto è difficile per noi donne. Ma col tuo talento.... fu pronta ad aggiungere la Russa. Perchè hai un bel negarlo, cara mammoletta, tu hai proprio del talento, e per tutto....

Mandò dei regali allo zio Giacomo e alla zia Carlotta; ad Adele e a Nino; a Clarissa e a Carlo. Si ricordò di un ometto senza gambe che da tanti anni vedeva a Milano seduto in un carrettino sul Corso, e mandò a Valeria cento franchi perchè glieli desse. Anne-Marie era vestita di raso liberty con un mantello alla russa di broccato bianco, e un cappello a lunghe piume.

Per contro, lo czar era inesorabile. Fin dall'estate del 1830 aveva proibito ai russi l'aria appestata della Francia, e non passò anno che egli all'odiato re borghese non desse una prova di quella rudezza destituita di qualunque riguardo, che in quei tempi in cui la potenza russa era al colmo, era ammirata dai nostri piccoli re come una geniale forza di carattere.

Questo Tedesco, che aveva sposato una Russa, scienziato profondo, aveva fatto le campagne del 1813, 1814 e 1815 con gli eserciti sassoni e prussiani. Egli era accorso. Aveva fasciato il ferito. Aveva udito attentamente le poche parole cui il conte gli aveva diretto, a voce morente, ed aveva dichiarato che il caso era mortale.

Il volto del giovine parve a Flora molto dimagrato. La barba bruna, che aveva dovuto lasciar crescere, faceva comparire ancor più pallida la tinta del suo viso, che nelle linee acute e corrette del profilo aveva un non so che di freddo e di marmoreo sotto la cornice nera d'un berretto d'astracan alla Russa, che gli copriva il capo e parte della lunga cicatrice.

In quel momento passò una giovinetta belga, con le labbra pallide e il vitino stretto, e si fermò per domandare a Rosalia come stava. Male, rispose la russa, brevemente. Quando la ragazza fu passata, si rivolse ancora a Edith. E saprete allora cosa vogliono dire quando vi domandano: «come state». Non è il solito «come vache si dice, passando, quasi senza pensarci.