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Nell'angolo buio un arabesco bianco, giallo, verde appollaiato stride: Bracadabr

Quella gran luce fa biancheggiare nel fondo le isole gigantesche dei fabbricati. Gli alberi rompono un tratto quella gran mano di bianco; ma sotto gli alberi, la luce dei chioschi, dei caffè, delle botteghe, sforacchia per mille versi la frappa. Poveri alberi, quando dormono? E quando cessa questo viavai di gente, e questo affollarsi di vetture, di omnibus e di tramways?

Folco si passò la mano sul volto, quasi credesse di sognare, poi si fece pallido, bianco, si levò in piedi, e gettò un grido rauco. In quel punto. Gioconda tornava. Prima ch'ella interrogasse, Folco avvertì: Ho urtato con la caviglia contro un piede della tavola; ne ho sentito un dolore acuto. Come sta la bambina? Gioconda era inquieta. Non sta bene, annunziò. Temo anch'io che abbia la febbre.

Era la signora Argellani, vestita di raso bianco con uno strascico abbondante, gli sgonfi della veste, i cappii e il dinanzi della vita raffermati da ramoscelli di fiorellini della memoria (vergiss-mein-nicht), i quali facevano eziandio bella mostra di nelle treccie nere, e col loro castissimo colore azzurrognolo non offendevano la bianchezza del volto, anzi giovavano a metterne in rilievo quel po' d'incarnato che gi

Gli austriaci che avevano occupato Napoli dopo il 1821, erano partiti nel 1827. I mercenari svizzeri li avevano sostituiti. Un giorno, un capitano svizzero passeggiava nella strada Toledo, ove Gabriele era di servizio. Il capitano aveva nella tasca un magnifico fazzoletto di seta delle Indie, a fondo bianco e larghe strisce rosse sui lembi ed una punta di quell'arnese usciva a civettar dalla saccoccia; stuzzicando l'avidit

La bimba, nel frattempo, sotto le sfuriate della padrona aveva sempre taciuto, e per non muoversi punto, non si asciugava nemmeno le lacrime che le colavano chete giù dalle guance pallide e smunte, sul grembiule bianco. «Piange, quella smorfiosa.

si` come schiera d'ape, che s'infiora una fiata e una si ritorna la` dove suo laboro s'insapora, nel gran fior discendeva che s'addorna di tante foglie, e quindi risaliva la` dove 'l suo amor sempre soggiorna. Le facce tutte avean di fiamma viva, e l'ali d'oro, e l'altro tanto bianco, che nulla neve a quel termine arriva.

Piccolo, col soffitto a stucco lievemente filettato d'oro e di azzurro, aveva le pareti ricoperte di una stoffa celeste a piccoli fiori di un bianco perlaceo.

E la bella Giovanna, a cui lo specchio non aveva taciuto il pregio singolare delle sue grandi pupille, amava il verde sopra ogni altro colore; smeraldi erano le sue gemme predilette; verde zendado la cintura; il verde era maritato mai sempre al bianco delle sue vesti; e il verde dava risalto alla morbida bianchezza delle sue carni.

E Roberto singhiozzava come un fanciullo. Avrebbe destato commozione in chiunque veder piangere in tal modo quell'uomo forte, prestante, altero. Enrica stropicciava le foglie rosee, che cadevano da' fiori di un albero sul suo abito bianco. Essa le distruggeva indifferente, come distruggeva le rosee illusioni di Roberto.