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Non appena udì ciò che miss Mary Garnett le riferiva, la contessa gettò le lettere aperte sulla tavola e si alzò precipitosamente. Vado a vedere! disse a Folco. Spero non sia nulla. Stanotte stava benissimo. Non sar

Per ciò Ariberto Puppi non s'era ammogliato. È una «cuffia»! egli disse a medesimo, per definire l'amore di Folco verso Gioconda.

Spiaceva anche, a Folco, di dover notare che Vittorina Ornavati lo amava; ella era insistente, lo interrogava di continuo, lo pregava con un piccolo broncio geloso di non guardare sempre dalla parte di sua moglie. Folco doveva prestarsi a lasciarsi adorare, e ciò gli dava idea d'una grande ridicolaggine.

Folco Filippeschi teneva, dalla prima sera che l'aveva vista, gli sguardi su di lei; ma ella parlava poco, non rideva mai, sembrava lontana dal sospettar l'attenzione destata nell'animo del giovine, così com'era indifferente al muto omaggio che le tributavano gli altri, passando e ripassando presso il tavolino innanzi al quale sedeva colla famiglia.

Finora spendiamo noi due ciò che tu spendi da solo; ma certo spendiamo troppo per quello di cui posso disporre. È un'altra ragione per deciderti a partire o per riprendere i tuoi studi, ribattè Ariberto. Folco si alzò e gli stese la mano. Ti ringrazio, disse. Non dimenticherò la prova d'amicizia che mi hai dato con le tue leali parole!

Che se i signori Dobelli, e la voce di Folco Filippeschi si fece timida, mentre gli si scoloriva il volto pel batticuore, avessero voluto vedere in quel dono una speranza, una promessa, un vincolo, egli ne sarebbe stato felice; e allora avrebbe pregato Gioconda di leggere ciò che l'anello diceva nella faccia interna.

Perchè non vuoi piegarti all'evidenza? insistette Folco. Ma che fosse amico tuo non ho mai dubitato! esclamò Gioconda. Dubito sempre che sia amico mio.... È un'impressione; potrò ravvedermi col tempo.

Gioconda non aveva detto il più e il meglio. Non appena tornato da Parigi, e fatto il conto di ciò che gli rimaneva, Folco Filippeschi s'era dovuto mettere alla ricerca d'un impiego. Sperava di trovare un posto pel quale la sua coltura non fosse inutile; ma i suoi sforzi erano riusciti vani, uno dopo l'altro.

Occorreva una forza eccezionale, disse Ariberto. E Folco non l'ha. Ah, esclamò Gioconda con un sorriso ironico. Voi credete dunque che essere debole sia un'attenuante agli occhi di una donna? Io non so se di donne vi intendiate: mi hanno detto che .

Di tutto questo, Folco mise a ragguaglio la nuova contessa. Ella lo ascoltava quasi con devozione, sempre, parlasse egli di casi della vita, o di arte, o di studi, o scherzasse. Pianse per lui, lo accarezzò, disse che amare era una grande sventura, che a lei si negava il conforto dell'affetto largito pure alle bestie.