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Aggiornato: 20 luglio 2025


Ma sarebbe stato peggio mostrarsi indifferente a una sciagura, che colpiva Folco nel più alto dei suoi sentimenti. La contessa non fu indifferente accasciata; tenne con dignit

Io direi che è tempo di tornare a casa, osservò Celso a Vittorina che lo aveva seguito. Approfittiamo di questo istante, perchè tra un'ora la pioggia potrebbe ricominciare.... Vittorina gli si mise al fianco senza rispondere. Il suo pensiero era occupato dall'incontro con Folco Filippeschi e sua moglie.

Dai giorno in cui aveva riveduto nell'atrio del Grande Albergo di Stresa Folco Filippeschi, appena uscito di lutto, e s'era potuta fare amica della contessa Gioconda, la petulante Vittorina Ornavati era contentissima.

È molto, convenne Ariberto. Ma la tua famiglia oggi è la contessa, è Lillia. Ho torto, ripetè Folco, Ma non ho torto sempre. Stammi ad ascoltare. Gioconda che è venuta meco a Perugia, sa bene, quanto me, quali sono state le conseguenze del matrimonio; per darle il mio nome, ho distrutto ogni cosa, ho abbandonato famiglia e amici, e citt

Ella era pallida e la sua voce non aveva tono. E allora? Non ti pare d'avere avuto torto?... La contessa tacque. Gioconda! pregò Folco. Rispondimi una parola. Non so, disse Gioconda lentamente, se ho avuto torto. È possibile. Ma so bene che c'è qualcuno ormai il quale può tutto su di te, può farti mutar vita da un'ora all'altra, può domani anche nuocerti con un consiglio sbagliato....

Folco prende parte alla felicit

Ad un occaso quasi e ad un orto Buggea siede e la terra ond'io fui, che fe' del sangue suo gia` caldo il porto. Folco mi disse quella gente a cui fu noto il nome mio; e questo cielo di me s'imprenta, com'io fe' di lui; che' piu` non arse la figlia di Belo, noiando e a Sicheo e a Creusa, di me, infin che si convenne al pelo;

Credo si tratti d'una semplice indisposizione. Folco vide una maschera di dolore arcigno cader dal volto di Gioconda: i colori le tornarono alle guancie, la luce agli occhi; le sue labbra sorrisero. Ora la lascino riposare, consigliò il medico. E Lei, contessa, non abbia timore. S'allontanarono. Folco non disse parola. Il dottore scrisse una ricetta e promise che sarebbe tornato.

Stette un poco in ascolto, poi aggiunse: Te ne prego: non parlarne a Gioconda. Credo sia qui.... Si udiva infatti nel corridoio un lieve fruscìo di gonne sulla corsia azzurra. Ariberto si piantò innanzi a una delle stampe inglesi, e accennando col bastoncino d'ebano, osservò ad alta voce: No, no, Folco; tu hai torto di credere che siano antiche.

Teneva con la sinistra alta una stola di martora, che con la destra accarezzava lievemente, soffiandovi dentro e fiutando. Folco si perdette a fissarlo, impietrito da un rabbioso disgusto. Quell'uomo voleva possedere per sempre e dominare Gioconda?... bevere ingordamente la giovinezza venusta di lei?... Si muoveva, usciva da dietro il banco per aprire una scansia.

Parola Del Giorno

serafica

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