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Il salottino da pranzo, ben rischiarato da una lampada sospesa e ben caldo, scintillava di posate di pakfond, di saliere, di bicchieri nitidi, Sopra una scansia stavano schierate dodici bottiglie di diversi autori, qualcuna col collo d'argento, Qui c'è odor di morto disse don Procolo, allargando le nari al buon profumo dell'arrosto, Gli faremo un funerale di prima classe.

Il vecchio patrizio, ravvolto in una morbida zimarra di broccato, se ne stava a grand'agio nel suo seggiolone, appoggiando un braccio sopra lo scrittojo; prezioso arredo d'antica data, tutto intarsii e dorature, a cui sormontava una foggia di scansìa con agate e lapislazzuli incrostati: di questo capolavoro del tempo di Francesco di Francia, l'Illustrissimo soleva dire, in confidenza, ch'era dono d'un gran contestabile a una sua arcavola di bellezza famosa.

Aveva un salotto. Il locale più angusto, più mal situato del quartierino; un buco da cui non si sarebbe potato cavare nessun partito; una stanzuccia di passaggio. Le stoffe dei mobili sbiadite, i legni senza lucido, le cornici scrostate, s'univano alla signora Giuditta per affermare che avevano veduti tempi migliori. Sopra una scansìa facevano bella mostra delle confettiere di cartone scolorito, qualche pezzo d'argento Cristophle che ricordava l'incoronazione di Napoleone primo, e delle chicchere di porcellana, vecchie senza essere antiche, religiosamente coperte da un velo verde, che doveva aver fatto cinquant'anni prima il viaggio da nozze sul cappello di qualche sorella della proprietaria. Disopra al camino eternamente spento, fra molte fotografie ingiallite, era appeso in una cornicina di cartone, qualche cosa come uno specchietto vecchio a cui mancasse in più luoghi la foglia. Quello specchietto era stato altre volte un dagherrotipo che, collocato di sghembo, con un raggio di sole che lo battesse in diagonale, in un dato punto della stanza, ed in certe ore speciali, rifletteva un non so che, come un profilo intagliato nell'acciaio. Ma il tempo aveva cancellato ogni cosa; e non rimaneva che un vetro macchiato, sul quale soltanto l'entusiasmo cieco della signora Giuditta s'illudeva di vedere il ritratto del Modena, il pigionante illustre fra gli illustri, che aveva fatta la gloria della sua casa. Quel salotto, l'affittacamere lo metteva a disposizione de' suoi pigionali; preferiva che ricevessero l

Vanardi frugò tanto fra tutte le sue cose, che infine, per gran fortuna, riuscì a scovar fuori un biglietto di carta, che con un po' d'audacia d'espressione poteva dirsi bianco e polito; vi passo su due o tre volte la manica del vestito, come per lisciarlo viemmeglio; lo pose con una certa cura sopra la tavola; tolse d'in sulla scansia un fondo di bicchiere rotto, entro cui stava un pezzetto di spugna annerito da un inchiostro gi

Chérie parlava con molta disinvoltura, senza però giungere a dare un'aria di perfetta naturalezza a quello che essa diceva. Le sue mani mettevano in ordine, macchinalmente, degli oggetti di porcellana della Cina, tutti bianchi, in una scansia e così, spesso, ella distoglieva i suoi occhi da quelli di Paolo Herz.

Più innanzi, nel centro del paese, si aprivano le poche botteghe; il fornaio, il pizzicagnolo, il mercante, il tabaccaio, il calzolaio, il barbiere. Ecco la farmacia disse Alberto. Marta guardò. Non c'era nessuno sulla soglia; una cortina verde, strofinata e attorcigliata come una fune, lasciava scorgere nell'interno un pezzo di scansia coi barattoli di terraglia bianca e azzurra.

Più tardi, durante la visita all'Ossario, Filippo guardò i teschi degli ufficiali italiani e austriaci, raccolti e disposti nella scansia circolare.

Nel salone di mezzo a pianterreno, aperto sul giardino, la tavola preparata per la baldoria luccicava di bicchieri, di trionfi di vetro, di confetti, senza dir nulla delle torte, dei marzapani, delle gelatine, che avevano fatto venire da Locarno. Sopra una scansìa presso il muro una batteria di bottiglie dal collo d'argento aspettava il momento di scendere in battaglia.

Il conte Roberto, senza parlare, gliene segnò alcuni col dito, gl'indicò il cartellino col nome; dalle occhiaie e dalle suture sconnesse di alcuni pendeva per una cordicella il pezzo di piombo che aveva traversato il cranio o spaccato il cuore; e toccando quei frantumi di proiettili e di mitraglia, Filippo vide fuggire lungo i palchetti della scansia qualche scolopendra che aveva preso albergo nei teschi dei valorosi.

Vado a prendere del bromuro di potassio. È la cura per i miei amori. 13 dicembre. Oggi fui in casa E. Per vedere le cose antiche sedevo sul tappeto ai piedi di una scansia: la signorina era vispa e spensierata, ma io sarei troppo vecchio per lei. 15 dicembre. Oggi prima di pranzo la mamma mi dice che Vittoria sposa un ingegnere e va a Merate, in campagna.