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La vôlta, arrotondata quasi come la cupola d'un tempio, dipinta a colori delicatissimi e coperta di dorature, a fogliami e rabeschi, sarebbe stata abbagliante, se gli anni non avessero tolto il luccichìo degli ornamenti e sbiadite le tinte. Un magnifico drappo di seta celeste ed argento a fiorami, di tinta cangievole ed a riflessi più chiari, copriva le pareti. I mobili bizzarramente scolpiti.

Siamo in casa del Passato. Passato vinto, indulgentissimo, disilluso e nostalgico. La scala sale girando con grazia e portando faticosamente la sua balaustra carica di stoffe rosso e oro. Infilata di camere rosso-oro. Vere cappelle asfissianti di fiori e di profumi artificiali. Fiori, fiori, falsi e naturali in scatole, scrigni, vasi e vassoi. Ritratti, ritrattini, ninnoli intimi preziosissimi, ricordi, album, fotografie d'ogni dimensione, autografi enormi come di giganti e flebili sbiadite calligrafie di regine morte. Tutte le cose sacre d'una vita sontuosa che preferisce il ricordo alla crudele realt

Disse molte cose ancora in questo senso, aggiunse come la elevatezza dell'arte stesse talora appunto in questo, che non siamo solamente noi che compiamo il lavoro, ma inoltre una particella di fuoco sovrumano che scende in noi e ne rende possenti ad eternare nel fatto le idee labili e sbiadite che si disegnano vagamente tra le nebbie della nostra immaginazione.

Il salotto della marchesa di Priamar era un luogo assai malinconico, sebbene dagli affreschi della volta sorridessero ai visitatori mortali tutti gli dei dell'Olimpo, raccolti a convito dal pennello del Tavarone, e sulle vaste pareti un'Armida scollacciata trattenesse con isvariate lusinghe il suo Rinaldo nelle sbiadite verdure di quattro magnifici arazzi di Fiandra. In quell'ampio salotto si smarriva la luce, bevuta a larghe fauci da quattro alti finestroni, scarsamente illuminando i più suntuosi arredi che il Secento avesse tramandato alle cure restauratrici degli stipettai d'oggidì. Vi regnava il fasto per entro, pompeggiava nel damasco, splendeva nel bronzo, ma severo come le pieghe di quel superbo tessuto, contegnoso come i fregi di quel ragguardevole metallo. Un'aria grave di nobilt

Quella grande sala con le pareti coperte d'arazzi e i mobili del tempo dell'Impero, dalle forme rigide e dalle dorature sbiadite, era tristissima e fredda. Pareva che la primavera non potesse farvi penetrare i suoi effluvi profumati, che il sole non osasse spingervi i suoi raggi. La principessa Camilla mangiava poco e lentamente.

Oh!... I bei tempi!... Il nostro secolo È una nenia e non un canto! Noi siam lucciole sbiadite, Essi il fuoco, essi l'incanto! Oggi i bozzoli e la vite Ci preoccupan l'idea Più dei lauri e della gloria D'una bellica epopea! Oh!... I bei tempi!... Eppur s'io medito Sulle stragi dei possenti; S'io ricordo il Sant'Uffizio Ed i roghi dei sapienti; S'io rifletto alle baldanze Di tiranniche ignoranze;

E ancora occorreva molta immaginazione per raffigurarsi capaci di una seduzione qualsiasi quelle figure sbiadite su fondo rossiccio, vecchie come soltanto diventan vecchie le fotografie nel loro spietato realismo; capelli piatti, oppure rialzati nella forma precisa di polpette ripiene: occhi truci, terribili, o imbambolati nella preoccupazione della posa; in generale faccie musone. E gli abiti? Maniche larghe, a prosciutto, a zoccolo, a campana, alla contadina; vite angolose, falpal