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Non so, rispose vagamente, non so. Ascolta, riprese dopo un silenzio penoso, ascoltami, poichè ti dirò quello che non dissi a nessuno. Ti spiegherò quale è il cruccio della mia esistenza; quale è la rovina del mio ideale d'artista. Senti. Per me il sogno di quello che scrivo, è così vero che è come la vita. Attorno a me i miei eroi esistono. In me, con me, per me, esistono le mie donne. Io le evoco, esse vengono. Le ho create io, sono vita mia, forma mia, mi appartengono, mi vogliono bene, lo le amo senza confine, senza misura, con la più cieca passione, io le amo. La mia innamorata non è Rosina che tu conosci, è Fulvia di cui io sono il creatore ed io l'amante. Fulvia figura ideale, più donna per me di Rosina. Io scrivo la loro storia, preso da una emozione che mi affoga, come se narrassi la vita dell'essere che adoro. Scrivo, scrivo, felice, entusiasmato di far sapere al pubblico la loro bellezza ed il loro amore, esaltato all'idea che queste divine creature faranno palpitare altri cuori. Altri come me le ameranno, queste fanciulle celestiali ed amorose, queste donne passionate. Io provo il piacere più profondo che sia dato provare allo spirito umano. Ma quando la loro vita declina, un'angoscia sottile mi vince; io le amo, non posso vederle declinare; quando sono prese dalla malattia per cui debbono morire, io le amo e mi lascio invadere dalla malinconia; quando esse precipitano alla catastrofe in cui debbono perire, io sono assalito dalla disperazione, perchè le amo. Poi, dovrebbero morire, mentre io le amo. Io, che le amo, dovrei ucciderle. Brevemente o lungamente dovrei descrivere la loro agonia e poi ammazzarle. Non posso. Il cuore mi si strazia e non posso. Mi par di uccidere, a tradimento, una persona viva e sana; mi pare di affogare, in un cantuccio oscuro, una donna senza difesa: mi pare di scannare, di notte, un bambino. Non posso ucciderle. Perchè dovrei uccidere l'amante che è bella, che è buona, che non m'ha tradito? Io non posso. Ho orrore di me e non posso. Aspetto, penso, rifletto, mi torturo. L'arte mi dice: Fulvia deve morire. Ed io le grido, piangendo: Non voglio che essa muoia! L'arte mi dice: Uccidila. Ed io mi consumo di dolore, gridando: Non posso, perchè l'amo. Io aspetto: aspettazione tormentosa. Nulla appare. Allora io salvo la mia creatura agonizzante nel modo meno artistico, più volgare che sia. Ella vive, io moro. Non è ridicolo ciò? Ma è straziante. Queste adorate figure che io non so uccidere, uccidono in me tutto: la felicit

Talvolta, dopo un lungo silenzio, vagamente, distrattamente, come per un moto delle labbra, ella chiedeva: Mi vuoi bene? Giovanni non rispondeva. Immediatamente, ella diventava trepida e ansante: Giovanni, mi vuoi bene? Allora egli usciva dalle sue riflessioni e vagamente, distrattamente, diceva: No. Giovanni? Clara! Hai detto che non mi ami? L'ho detto. Ed è vero? È vero.

Una scala di marmo bianco coi parapetti intagliati conduceva al giardino ricco di aranci e di fontane, e in quella sera vagamente illuminato, a lampade opache di vario colore. In cima alla scala Leoni adattò la mantellina sulle spalle della principessa, poi sostenendole il braccio, scese con essa. Il giardino era pressochè deserto.

Ella gli sorrideva, così, naturalmente, quasi che il suo destino, nella vita, fosse di sorridergli sempre; e l'ingenuo, giovanile fascino del sorriso rammentava a lui altri tempi, altre cose, vagamente, dandogli un infinito e indefinito sentimento di tenerezza. Allora, sottovoce, egli provò il bisogno di chiamarla: Luisa. Che dite? rispose ella, piegandosi per udir meglio. Niente.

Ella gli spalancò in volto gli occhi vitrei, aprì la bocca per pigliar fiato: No, disse con la voce confusa e pastosa dei morenti. Poi, volto il capo, dette tre gridi lunghi, striduli, strazianti; non respirò per un minuto secondo; tastò vagamente il lenzuolo con le dita; respirò fortemente e morì. Signora,

L'amante mio ma forse egli era l'amante? mi guardava come spaventato, e bene spesso io ho visto in lui la mestizia di una immensa delusione. Sentivo, così, vagamente, di decadere nel suo spirito, e mentre ciò mi esasperava, mentre io lo trovava un gelido sognatore, un poeta dell'amore, un ardor di passione mi spingeva a lui potentemente, come alla sola creatura umana degna dell'amor mio.

Ebbi una grande fatica a salire la scala da solo. Egli mi reggeva sempre. Come è andata a non scontrarvi a Milano? «Tutte queste domande mi straziavano il cuore. Rispondevo vagamente, cercando di rassicurarlo, ma vedevo che non potrei ingannarlo a lungo. L'assenza di Gualfardo lo tormentava, ed a me non riesciva di spiegarla.

Quando Anna tornò la prima volta nella chiesa, dopo la guarigione, era la Pasqua delle rose. Ella, nell’entrare, aspirò il profumò dell’incenso cupidamente. Camminò piano lungo la navata per ritrovare il posto dove soleva prima inginocchiarsi; e si sentì prendere da una súbita gioia, quando scorse finalmente tra le lapidi mortuarie quella che portava nel mezzo un bassorilievo tutto consunto. Vi piegò i ginocchi sopra, e si mise a pregare. La gente aumentava. A un certo punto della cerimonia due accoliti scesero dal coro con due bacini d’argento colmi di rose, e cominciarono a spargere i fiori su le teste dei prostrati, mentre l’organo sonava un inno giocondo. Anna era rimasta china, in una specie di estasi che la beatitudine del misterio celebrato e il senso vagamente voluttuoso della guarigione le davano. Come alcune rose vennero a caderle su la persona, ella n’ebbe un fremito. E la povera donna nulla aveva provato nella sua vita di più dolce che quel fremito di sensualit

E Nancy si domandò vagamente se casa sua era la pensione nella Lexington Avenue, o l'appartamento di Mrs Johnson nella 82.ma Strada. Concluse che era l'appartamento nella 82.ma Strada, dove il mazzo di orchidee e capilvenere aveva vissuto con lei quasi otto giorni.

Il tempo s'era fatto grigio. Di faccia al Corso, dal mare, saliva una nebbia densa come fumo di officina, lambiva le falde del Vesuvio, lo nascondeva fin quasi alla cima. Vagamente s'indovinava nel porto una gran nave; era una striscia tutta nera, indecisa. Intorno la citt