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Le figure del quadro sono quasi interamente sommerse in una caligine che arriva loro alla bocca, più s'indovina quale fosse lo sposo e quale fosse la sposa di quell'antico imeneo. Tutti e due hanno negli occhi lo sguardo esterrefatto dei naufraghi e par che presentino l'irrevocabile sollevamento del livello di tenebre che li affoga.

Talor sdraiata in sull'alto terrazzo, Talor seguente in mare le sue flotte Ora voluttüosa in lunga notte Lontan dal sole nel gioir si affoga, Ora il nemico di sua man soggioga. Brevi battaglie lampeggianti adora Ed orgie senza termine in cui l'ora Passa obliata Poi con regal calma Ozïosa sogna all'ombra d'una palma.

Forse è un villaggio qui vicino... ma, e se nol ci fosse? se non arrivassero in tempoAllora tremava che il ramo non si schiantasse, e viepiù lo stringeva, col furore onde chi affoga si appiglia a che che gli si offerisca; e gelava e sudava qualora, intontita dal sole, le paresse veder la rupe ondeggiare e cedere, o sentisse venirsi meno la forza e fiaccar le giunture delle dita, che sbattevano in convulsione.

Il tuo fidanzato, nelle ore di estasi, quando tutto il cuore si affoga nel miele degli affetti più dolci e più generosi, di certo ti proporr

Signor duca, che ne so io? gridò il sottoprefetto, coll'ansia dell'uomo che affoga. Vuole condannar me, per una colpa non mia? Il signor Prospero è un imbecille e non sar

Una piccola preghiera che la povera Fräulein mi faceva dire quando ero bambina mi sussurra il puerile ritmo nell'orecchio; e quella voce piana vince e affoga le grida dei miei disperati desideri. La conosci tu, la piccola orazione dei tre angeli che la notte stanno intorno al nostro letto? «Per tanti anni ho ripetuto quella preghiera che forse gli angeli l'hanno udita.

Fanne un involto e senza dir nulla a nessuno, va' dal vicino orefice e vendi. Quando hai i denari in mano, va da Enrico, con questo biglietto che ora ti scrivo.... Sedetti al tavolino e scrissi quattro righe con lieta furia di chi è sicuro di salvare un uomo che affoga. Le antiche donne che portavano i loro gioielli sull'altare della patria non erano più orgogliose di me.

Non so, rispose vagamente, non so. Ascolta, riprese dopo un silenzio penoso, ascoltami, poichè ti dirò quello che non dissi a nessuno. Ti spiegherò quale è il cruccio della mia esistenza; quale è la rovina del mio ideale d'artista. Senti. Per me il sogno di quello che scrivo, è così vero che è come la vita. Attorno a me i miei eroi esistono. In me, con me, per me, esistono le mie donne. Io le evoco, esse vengono. Le ho create io, sono vita mia, forma mia, mi appartengono, mi vogliono bene, lo le amo senza confine, senza misura, con la più cieca passione, io le amo. La mia innamorata non è Rosina che tu conosci, è Fulvia di cui io sono il creatore ed io l'amante. Fulvia figura ideale, più donna per me di Rosina. Io scrivo la loro storia, preso da una emozione che mi affoga, come se narrassi la vita dell'essere che adoro. Scrivo, scrivo, felice, entusiasmato di far sapere al pubblico la loro bellezza ed il loro amore, esaltato all'idea che queste divine creature faranno palpitare altri cuori. Altri come me le ameranno, queste fanciulle celestiali ed amorose, queste donne passionate. Io provo il piacere più profondo che sia dato provare allo spirito umano. Ma quando la loro vita declina, un'angoscia sottile mi vince; io le amo, non posso vederle declinare; quando sono prese dalla malattia per cui debbono morire, io le amo e mi lascio invadere dalla malinconia; quando esse precipitano alla catastrofe in cui debbono perire, io sono assalito dalla disperazione, perchè le amo. Poi, dovrebbero morire, mentre io le amo. Io, che le amo, dovrei ucciderle. Brevemente o lungamente dovrei descrivere la loro agonia e poi ammazzarle. Non posso. Il cuore mi si strazia e non posso. Mi par di uccidere, a tradimento, una persona viva e sana; mi pare di affogare, in un cantuccio oscuro, una donna senza difesa: mi pare di scannare, di notte, un bambino. Non posso ucciderle. Perchè dovrei uccidere l'amante che è bella, che è buona, che non m'ha tradito? Io non posso. Ho orrore di me e non posso. Aspetto, penso, rifletto, mi torturo. L'arte mi dice: Fulvia deve morire. Ed io le grido, piangendo: Non voglio che essa muoia! L'arte mi dice: Uccidila. Ed io mi consumo di dolore, gridando: Non posso, perchè l'amo. Io aspetto: aspettazione tormentosa. Nulla appare. Allora io salvo la mia creatura agonizzante nel modo meno artistico, più volgare che sia. Ella vive, io moro. Non è ridicolo ciò? Ma è straziante. Queste adorate figure che io non so uccidere, uccidono in me tutto: la felicit

Voi avete voluto salvare il re e avete ucciso il papa, struggendone il prestigio morale coll'ajuto dell'armi, avvilendolo davanti all'Italia, sola arbitra vera della questione religiosa, coll'appoggio straniero, e cacciando fra lui e le moltitudini un torrente di sangue. Il papato affoga in quel sangue.

Bene è dunque pastore senza cane di coscienzia: anco affoga la coscienzia altrui non tanto che la sua. Io gli ho posti perché cantino e psalmeggino la nocte, dicendo l'officio divino; e essi hanno imparato a fare malie e incantare le dimonia, facendosi venire per incanto di demonio, di mezza nocte, quelle creature che miseramente amano. Parrá che vengano, ma non sará.