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TRIPERUNO. Meglio è martire che confessore. LIMERNO. Cotesto è piú che vero. Ma veggiamo finalmente lo sonetto di Mirtella, la cui sorte fu questa: SOLE, MORTE, TEMPO, CARRO, IMPERATRICE, MATTO Simil pazzia non trovo sotto 'l Sole, di chi a gioir del Tempo tempo aspetta: Morte, su 'l Carro Imperatrice, affretta mandar in polve nostra umana prole.

Fra tanto almo gioir, fra tanta festa, ch'oggi al vostro tornar si mostra e sente, anch'io la speme, e la letizia spente poter nudrir ne l'alma dubbia e mesta, se mirate, Signor, quel che m'infesta noioso e aspro duolo che voi potete solo ridurmi in porto da crudel tempesta, e volgendo ver me pietoso il ciglio trar mia vita di doglia e di periglio.

che l'una parte e l'altra tira e urge, tin tin sonando con si` dolce nota, che 'l ben disposto spirto d'amor turge; cosi` vid'io la gloriosa rota muoversi e render voce a voce in tempra e in dolcezza ch'esser non po` nota se non cola` dove gioir s'insempra. Paradiso: Canto XI O insensata cura de' mortali, quanto son difettivi silogismi quei che ti fanno in basso batter l'ali!

che l'una parte e l'altra tira e urge, tin tin sonando con si` dolce nota, che 'l ben disposto spirto d'amor turge; cosi` vid'io la gloriosa rota muoversi e render voce a voce in tempra e in dolcezza ch'esser non po` nota se non cola` dove gioir s'insempra. Paradiso: Canto XI O insensata cura de' mortali, quanto son difettivi silogismi quei che ti fanno in basso batter l'ali!

I ncomenciò l'altiera: O Triperuno, V assallo mio, de gli altri non men caro, S appi che 'l tuo Limerno saggio e raro T'ha impetrato da me quel che nessuno I n questa corte mai gioir non puote. N ove anni e sei non passa una fanciulla: A te la dono e facciovi la dote.

O luce, o sol, che per le vie supreme Corri tra' rai, d'ogni occhio almo desio; O scettri, onde gioir tanta ebbi speme, O reggia, o Colco, ecco io vi dico addio; Queste, ch'io fo son le parole estreme, Ch'omai fia ne gli abissi il parlar mio. disse, e traboccossi; il mare aperse Con un grave rimbombo, e si sommerse.

Ma perchè di tuo scampo ecci nel core, Come è ben giusto, disianza estrema, Tutto che molto lieve il tuo dolore, Non poca parte del gioir ci scema; Pur così ti vuò dir: non ha timore Il buon Geloo, che tanto o quanto il prema; che la Dio mercè salva è tua vita, E di gloria immortai fia la ferita.

E perciò in odio avrò sempre quei boschi che torrammi il veder del sacro volto, e i chiari raggi dell'almo mio sole che fean sgombrar le nube e fuggir l'ombra, e me sola gioir nel chiaro vampo qual salamandra nel più ardente fuoco.

Della tua mente ogni pensier vegg'io, Leggo le pene onde il tuo core è infranto, Scerno fra cotai pene un gioìr pio, Me figurando al Re de' Cieli accanto; Scerno che tu il maggior de' sacrifici Rinnovelli ogni giorno e benedici.

Talor sdraiata in sull'alto terrazzo, Talor seguente in mare le sue flotte Ora voluttüosa in lunga notte Lontan dal sole nel gioir si affoga, Ora il nemico di sua man soggioga. Brevi battaglie lampeggianti adora Ed orgie senza termine in cui l'ora Passa obliata Poi con regal calma Ozïosa sogna all'ombra d'una palma.